“Fabs” al Newcastle, “Zamble” al Palazzolo. Fabio Zamblera, l’ex asso d’oltremanica che ha ancora l’asso nella manica

19/12/2013 alle 16:36.

Talentino, talento, talentone. Tutt’e e tre: profilo da nazionali giovanili, scommessa da oltremanica, marcantonio da uno e novanta. Da boom. Poi da crack. Infine da reset. Tradotto: Fabio Zamblera, attaccante classe 1990. Curriculum? Atalanta, Newcastle, Sampdoria, Roma, Newcastle, Valcalepio, Brescia, Bellaria, Palazzolo

reset dunque: da centrifuga. E lui? «Sì, in pratica ho fatto il giro del mondo. Ma ho ancora tanta strada davanti».



E pure dietro: dal suo paese in provincia di Bergamo, Casazza, a Newcastle upon Tyne innanzitutto. Da vertigini: «Tra i sette ed i diciassette anni ho giocato nel settore giovanile dell’Atalanta, ma mi hanno notato nelle selezioni nazionali giovanili (dodici presenze e due gol in Under 16, cinque gettoni in Under 17). L’impatto all’estero? Tosto, non ero preparato. Cibo da dimenticare, freddo devastante. La lingua inglese? La mia scolastica, la loro ben più incomprensibile di quella che si parla a Londra». Zamblera si allena con la prima squadra di Keegan, con Viduka («veramente impressionante»), Owen, Martins. Gioca con le riserve, non esordisce in Premier, ma ingrana. Tant’è che vola in Repubblica Ceca per gli europei Under 19 del 2008 arrivando in finale con Paloschi, Okaka e Forestieri. Tant’è che Paratici e Marotta lo prelevano l’ultimo giorno di mercato invernale: «Non andavo d’accordo con l’allenatore, la Samp era la soluzione migliore». Genova dunque, laddove c’è Cassano, arriva Pazzini, s’impone Marilungo. Fabio gioca e convince in Primavera con Pea: «Un osso duro, ma duro. C’era l’accordo anche per la stagione successiva, ma l’ultimo giorno arriva la Roma».



Fabio parla con Spalletti a Trigoria e sembra la volta buona: «Già, ma si dimette poco dopo ed arriva Ranieri che fa altre scelte». Ci sono , Vucinic, Baptista, Menez… c’è allora la Primavera di Alberto : «Un gruppo fantastico. Eravamo primi, avevo segnato una decina di gol». Ma inizia il 2010 ed iniziano i guai: «Strappo al quadricipite, due ricadute, non riuscivo a rientrare. Tornato a Newcastle mi spacco qualsiasi cosa si possa rompere del ginocchio. Non ce la facevo più».



Reset. Cluj, Verona, Cittadella, Stabia? Trattative che si trasformano in puro pour parler, inghippi che diventano consuetudine. Sfiducia e si riparte nel 2012: «Con gli amici in Eccellenza al Valcalepio. Dopo qualche partita mi chiama il Brescia». Verresti? «
Certo, ma fatico a causa della pubalgia, anche se quando riesco a giocare, in prestito al Bellaria in Lega Pro, faccio bene: tre gol in cinque partite. Ma si pensa che io abbia ancora problemi: mi chiamano in tanti, nessuno fa sul serio». Padova, Pro Vercelli, AlbinoLeffe… niente che si concretizzi. E spunta il Palazzolo in Serie D: «Ora, finalmente, mi alleno con continuità e col Montichiari ho fatto novanta minuti dopo sei mesi. Se sto bene posso ancora fare la differenza e voglio dimostrarlo». La stoffa è rimasta, è lì da vedere: movimenti, tocco di palla. «E’ di un altro pianeta», i mormorii. Altro pianeta, certo, perché dal Paese della Regina al Palazzo…lo di strada ce n’è, ce n’è. Dietro, passata, alle spalle: strada percorsa. Ora strada da percorrere. Invece e davanti. Perché per un talento ventitreenne ce n’è ancora, ce n’è…

(gianlucadimarzio.com)

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