Calcioscommesse, Zamperini: "Da Mauri a Formello solo per dei biglietti"

25/07/2013 alle 14:28.

Nella seconda giornata del processo sportivo al Calcioscommesse in corso a Roma prende la parola Alessandro Zamperini, il calciatore e amico del capitano della Stefano Mauri (per cui il procuratore federale Stefano Palazzi ha chiesto la condanna a 4 anni e 6 mesi). «Ho chiesto a miei avvocati di parlare dopo aver sentito le richieste di squalifica per i miei colleghi e i miei amici», sono le prime parole di Zamperini che poi, ai giudici della Commissione Disiciplinare Figc spiega la sua conoscenza con Hristiyan Ilievski, oggi principale latitante nell'inchiesta cremonese al calcioscommesse. «Il 13 maggio vengo contattato da Mario Cassano il quale mi

«Mi ero già messo d'accordo giorni prima con Mauri per prendere biglietti nominativi per lo stadio ? ricorda -. Quando mi sono svegliato ho trovato una miriade di chiamate da Ilievski, lo incontro sulla Cassia e vado a Formello con lui: era interessato a conoscere più persone possibili per avvicinarle e organizzare queste cose».

«Arrivo a Formello in tarda mattinata, sono stato registrato e sono entrato solo io ? aggiunge -. Nel frattempo Mauri mi ha raggiunto davanti alla guardiola del poliziotto e mi ha dato il mio biglietto, ho parlato con lui 5 minuti perchè dopo la partita saremmo andati a Milano Marittima. Riesco e accompagno Ilievski nel centro di Roma, prendiamo un caffè e da quel giorno non l'ho più visto».

Zamperini poi parla anche di Lecce-Lazio, disputata dai biancocelesti una settimana dopo quella con i liguri. « e Ilievski - spiega - mi pressano per far conoscere loro altri giocatori per combinare qualcosa, che so che poi è Lecce-Lazio. Decido di scendere a Lecce perchè mi ero comunque già sentito con Ferrario giorni prima, per andarlo a trovare. Lui quel giorno era infortunato e mi ha bloccato dicendomi che non era assolutamente interessato a queste cose e rimane anche stizzito». Zamperini quindi ammette di aver detto ad Ilievski che il suo «contatto era solo lui e che non c'era da fare niente» e che non aveva «potere per fargli conoscere altre persone».