Candela: "Lo scudetto il mio ricordo più bello. La Sud? Indescrivibile. Tornassi indietro non andrei al Bolton"

27/04/2013 alle 20:15.

Vincent Candela, otto anni in giallorosso, campione d'Italia con la Roma, del mondo e d'Europa con la Francia.

Domani tornerà sotto la Sud per essere acclamato dai tifosi prima di Roma-Siena.

“La Curva è una roba indescrivibile. Quando vedi tanta gente appassionata, che sostiene la squadra, è una cosa bellissima. Non è retorica o una frase fatta, è la verità. Posso esagerare?”

Prego.

“Forse nemmeno io mi rendevo conto quanto eravamo fortunati ad avere un pubblico così bello, che ci sosteneva ogni domenica nonostante tutto. Nonostante la pioggia, il freddo o il caldo. Sa, forse quando si è giovani si pensa a altro. Oggi ritengo che qualsiasi persona pagherebbe oro per giocare lì davanti. La Sud è magica”.

Nell'estate del '99 rischiò di andare via da Roma e fu fischiato per un periodo. Quanto fu complicato riconquistare i tifosi?

“Certo, quando vieni fischiato non puoi giocare bene, ma devi essere bravo a uscirne e a tramutare i fischi in applausi come riuscii a fare io. Ma è normale, fa parte del nostro mestiere”.

Cosa ha rappresentato per lei Roma e la Roma?

“Metà della mia vita. Sono arrivato a ventitré anni e ora ne ho quaranta. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato questa straordinaria opportunità. I miei figli sono nati a Roma, vivo ancora qui”.

Il momento più bello?

“Non ho dubbi: lo scudetto del 2001”.

E il più brutto?

“Quando andai via, nel 2005, per andare al Bolton. Tornassi indietro non lo rifarei”.

Quello è l'unico rimpianto della sua carriera?

“Sì. Per il resto soddisfatto di tutto al mille per mille”.

Lei può anche vantare di essere stato uno dei compagni preferiti di un certo .

“Francesco è stato e rimane il giocatore più forte e intelligente del campionato italiano. È unico, sa giocare di schiena alla porta, sa fare tutto. Fa sempre la differenza, anche oggi che ha 36 anni, quasi 37”.

In campo parlavate la stessa lingua.

“Avevamo grande feeling, è vero, in campo e fuori. Ogni pallone che toccava era un regalo per me o per gli altri. Ci divertivamo tanto. Giocare con lui non era un lavoro, ma un piacere”.

Glielo hanno chiesto più volte, ma ci riproviamo: o Zidane?

“Sono due campioni diversi. Zidane faceva meno gol, ma forse era più elegante nel portare palla. è un bomber con giocate da numero dieci. Poi uno ha giocato in Francia, nella
e nel Real Madrid, l'altro è rimasto a vita a Roma. Non si può fare un paragone. Posso solo dire che io ho giocato con l'uno e con l'altro. Non è da tutti”.

Un auspicio per il futuro della Roma?

“Un altro scudetto sarebbe bello. Sono sicuro che il terzo anno con la nuova società porterà soddisfazioni”.

Un'ultima battuta su un calciatore della Roma che gioca nel suo stesso ruolo: Dodò.

“Molto elegante, testa alta, veloce, le qualità ce le ha tutte per fare bene”

(asroma.it)

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