Un passo indietro oppure sarà addio. Tra la Roma e Zdenek Zeman la rottura insanabile è a un passo. Lunico a poter evitare un esonero ormai nellaria è proprio il tecnico boemo, chiamato domattina a rispondere coi fatti al discorso tenuto dal direttore sportivo Sabatini dopo il deludente pareggio di Bologna.
Senza un cambiamento datteggiamento da parte dellallenatore, poco propenso in carriera allesercizio delle dimissioni, la panchina giallorossa cambierà proprietario e sarà probabilmente affidata a una soluzione interna (Andreazzoli affiancato da Zago, Tovalieri o Giannini, mentre perde punti la pista Malesani). Per giugno, e per ripartire con lennesimo progetto dopo il traghettamentò, resta invece valida lipotesi Allegri. «Siamo arrivati a una situazione di poca soddisfazione e adesso ci fermeremo un pò interrogandoci sui motivi che non ci hanno portato a fare cose congrue alle richieste. È una fase di studio che contempla, anche se marginalmente, lidea di potere cambiare lallenatore le parole di Sabatini Basterebbe molto poco per sospendere una decisione o cambiarla. Magari vedere lallenatore relazionarsi in una certa maniera con alcuni della squadra o tutta la squadra. Vedere con quale intensità sarà fatto lallenamento di domani, con quale furore saranno interpretati i suoi dettami».
Latteso confronto tra Zeman e dirigenti è stato infatti rimandato di 24 ore (anche per lassenza di Baldini a Trigoria, rimasto a Reggello dopo la gara del DallAra), con il tecnico che dopo lallenamento del mattino ha lasciato il centro sportivo senza parlare con nessuno. «Siamo in attesa di capire cosa ha dentro di sè il mister. Vogliamo uscire da questo limbo, ma qualunque cosa dovesse succedere non sarò mai pentito per la scelta di Zeman ha aggiunto Sabatini Tecnico ormai delegittimato? Assolutamente no. Non sono qui ad esonerare Zeman. Se mi chiedete se è esonerato rispondo di no. Se mi chiedete cosa vogliamo fare rispondo dicendo che vogliamo aggiustare le cose. Magari anche con uno Zeman 2». Ma dovrà essere Zeman stesso a riguadagnarsi la fiducia dentro lo spogliatoio, magari mettendo da parte il personaggio e tornando a fare solo lallenatore.
Insomma, da Trigoria il messaggio è chiaro: «adesso la partita è solo nelle tue mani». «Fino a quando durerà questa fase di studio? Se mi chiedete se venerdì ci sarà un altro allenatore in caso di sconfitta col Cagliari non rispondo. Dico che siamo in fase di riflessione e ne parleremo anche col mister ha ribadito il ds Io sono qui per denunciare alcune cose che vanno corrette e che siamo ancora in tempo a correggere. Ci sono tante decisioni che potremmo prendere prima di esonerare Zeman. Se tutti si assumono le proprie responsabilità sarà Zeman 2′ e avremo rimpastato il governo. Dobbiamo capire se ci sono margini». Le cose che non vanno dalle parti di Trigoria daltronde non sono poche.
A preoccupare maggiormente la dirigenza è però lo scollamento tra tecnico e giocatori, resosi ancor più evidente con la prestazione della squadra a Bologna. «Tra i problemi di questa annata cè lincancrenirsi di alcuni rapporti diventati cancerogeni», ha ammesso Sabatini, e il pensiero è andato ai casi De Rossi, Osvaldo, Stekelenburg, Marquinho: «È evidente che alcuni giocatori dovranno essere recuperati al meglio alla causa. Serve una normalizzazione: la squadra deve essere più motivata e più unita attorno a un progetto tecnico». «Zeman ha parlato di gruppo senza regole? Il gruppo che abbiamo non può essere attaccato e la disciplina è appannaggio dellallenatore, e lui lo sa molto bene. La disciplina dipende dal tecnico, non può dire che fanno quello che vogliono» laffondo del ds, che traccia già un identikit per il dopo Zeman: «Non stiamo vagliando candidati, ma per un vizio e un dovere professionale ci si guarda sempre intorno. La Roma ha bisogno di un allenatore normale, ma che abbia carisma e capacità di convincere tutti quelli che lavorano intorno a lui di potere costruire qualcosa di importante. Ma non ci consulteremo con i giocatori per scegliere o cacciare il tecnico, mi sembra un errore da non fare e io non lho mai fatto. Sarebbe la dittatura dello spogliatoio». Il governo di Zeman, intanto, ha le ore contate.
(ansa)