La Roma 'esonera' Zeman: "O cambi o sarà addio". Si attende la reazione del boemo

28/01/2013 alle 21:43.

Un passo indietro oppure sarà addio. Tra la Roma e Zdenek Zeman la rottura insanabile è a un passo. L’unico a poter evitare un esonero ormai nell’aria è proprio il tecnico boemo, chiamato domattina a rispondere coi fatti al discorso tenuto dal direttore sportivo Sabatini dopo il deludente pareggio di Bologna.



Senza un cambiamento d’atteggiamento da parte dell’allenatore, poco propenso in carriera all’esercizio delle dimissioni, la panchina giallorossa cambierà proprietario e sarà probabilmente affidata a una soluzione interna (Andreazzoli affiancato da Zago, Tovalieri o Giannini, mentre perde punti la pista Malesani). Per giugno, e per ripartire con l’ennesimo progetto dopo il ‘traghettamentò, resta invece valida l’ipotesi Allegri. «Siamo arrivati a una situazione di poca soddisfazione e adesso ci fermeremo un pò interrogandoci sui motivi che non ci hanno portato a fare cose congrue alle richieste. È una fase di studio che contempla, anche se marginalmente, l’idea di potere cambiare l’allenatore – le parole di – Basterebbe molto poco per sospendere una decisione o cambiarla. Magari vedere l’allenatore relazionarsi in una certa maniera con alcuni della squadra o tutta la squadra. Vedere con quale intensità sarà fatto l’allenamento di domani, con quale furore saranno interpretati i suoi dettami».



L’atteso confronto tra Zeman e dirigenti è stato infatti rimandato di 24 ore (anche per l’assenza di Baldini a Trigoria, rimasto a Reggello dopo la gara del Dall’Ara), con il tecnico che dopo l’allenamento del mattino ha lasciato il centro sportivo senza parlare con nessuno. «Siamo in attesa di capire cosa ha dentro di sè il mister. Vogliamo uscire da questo limbo, ma qualunque cosa dovesse succedere non sarò mai pentito per la scelta di Zeman – ha aggiunto – Tecnico ormai delegittimato? Assolutamente no. Non sono qui ad esonerare Zeman. Se mi chiedete se è esonerato rispondo di no. Se mi chiedete cosa vogliamo fare rispondo dicendo che vogliamo aggiustare le cose. Magari anche con uno ‘Zeman 2»’. Ma dovrà essere Zeman stesso a riguadagnarsi la fiducia dentro lo spogliatoio, magari mettendo da parte il personaggio e tornando a fare solo l’allenatore.



Insomma, da Trigoria il messaggio è chiaro: «adesso la partita è solo nelle tue mani». «Fino a quando durerà questa fase di studio? Se mi chiedete se venerdì ci sarà un altro allenatore in caso di sconfitta col Cagliari non rispondo. Dico che siamo in fase di riflessione e ne parleremo anche col mister – ha ribadito il ds – Io sono qui per denunciare alcune cose che vanno corrette e che siamo ancora in tempo a correggere. Ci sono tante decisioni che potremmo prendere prima di esonerare Zeman. Se tutti si assumono le proprie responsabilità sarà ‘Zeman 2′ e avremo rimpastato il governo. Dobbiamo capire se ci sono margini». Le cose che non vanno dalle parti di Trigoria d’altronde non sono poche.



A preoccupare maggiormente la dirigenza è però lo scollamento tra tecnico e giocatori, resosi ancor più evidente con la prestazione della squadra a . «Tra i problemi di questa annata c’è l’incancrenirsi di alcuni rapporti diventati cancerogeni», ha ammesso , e il pensiero è andato ai casi , Osvaldo, Stekelenburg, Marquinho: «È evidente che alcuni giocatori dovranno essere recuperati al meglio alla causa. Serve una normalizzazione: la squadra deve essere più motivata e più unita attorno a un progetto tecnico». «Zeman ha parlato di gruppo senza regole? Il gruppo che abbiamo non può essere attaccato e la disciplina è appannaggio dell’allenatore, e lui lo sa molto bene. La disciplina dipende dal tecnico, non può dire che fanno quello che vogliono» l’affondo del ds, che traccia già un identikit per il dopo Zeman: «Non stiamo vagliando candidati, ma per un vizio e un dovere professionale ci si guarda sempre intorno. La Roma ha bisogno di un allenatore normale, ma che abbia carisma e capacità di convincere tutti quelli che lavorano intorno a lui di potere costruire qualcosa di importante. Ma non ci consulteremo con i giocatori per scegliere o cacciare il tecnico, mi sembra un errore da non fare e io non l’ho mai fatto. Sarebbe la dittatura dello spogliatoio». Il governo di Zeman, intanto, ha le ore contate. 

(ansa)