
RETE SPORT - "Il mondo dell'informazione ha grandi responsabilità perché non è riuscita a contrastare questa campagna martellante e ossessiva di disinformazione. La sentenza di martedì serve a ricordare a tutti che quei fatti non erano una fantasia. Non era possibile far diventare Calciopoli una Farsopoli".
RETE SPORT - "Il mondo dell'informazione ha grandi responsabilità perché non è riuscita a contrastare questa campagna martellante e ossessiva di disinformazione. La sentenza di martedì serve a ricordare a tutti che quei fatti non erano una fantasia. Non era possibile far diventare Calciopoli una Farsopoli". Queste le parole dell'ex pm Giuseppe Narducci sulla sentenza di condanna per Luciano Moggi e gli altri imputati al processo penale di Napoli. "Quello che si è verificato nel corso di questi ultimi anni testimonia che l'informazione in Italia non gode di buona saluta. Si è sviluppata una campagna virulenta per arrivare all'obiettivo di revisionismo e disinformazione. Cancellare tutti i fatti che erano emersi dall'attività di indagine e tutte le responsabilità. La stampa ha ripreso in modo molto acritico, avendo poca memoria delle cose, facendo trasparire che Calciopoli non si è mai verificato e che gli elementi di prova nel processo a carico degli imputati erano inconsistenti o addirittura che c'erano stati comportamenti scorretti. Secondo questa ricostruzione si delineava che sostanzialmente la vicenda non si era mai verificata e che le colpe del calcio italiano di quegli anni erano sulle spalle di tutti i dirigenti". L'ex Pm di Napoli che ha istruito il processo di Calciopoli critica inoltre il tentativo di allargare le responsabilità, nei commenti di certa stampa, da pochi dirigenti a tutto il sistema calcio come a voler annullare responsabilità e reati: "Si è scritto che al limite si trattava di un malcostume, noi invece abbiamo cercato ostinatamente, facendo una lunghissima requisitoria lunga cinque udienze, di dimostrare che ci trovavamo in presenza di reati e non di malcostume. E la sentenza ci ha dato ragione".
Narducci ricorda poi la fuga di notizie del maggio 2006 che accellerò e in parte rovinò il lavoro di indagine in corso: "Abbiamo detto più volte nel corso degli ultimi anni che l'indagine ha subito un danno, nella primissima fase del maggio 2006, quando vennero pubblicati quasi integralmente gli atti protetti dal segreto. Questo avvenne per responsabilità che non sono mai state individuate. Questo produsse un danno all'indagine perchè si trattava di una fase delicatissima in cui venivano ascoltati alcuni testimoni, venivano interrogati gli indagati, c'era la possibilità di acquisire elementi importanti per comprendere la vicenda, ma quella pubblicazione fece cessare tutto questo e non potemmo acquisire ulteriori elementi. Noi abbiamo aperto un procedimento penale con i reati di segreti istruttori e una pubblicazione arbitraria di atti del procedimento. A Napoli facemmo una rapidissima indagine con i CC di Roma, ritenemmo di aver indivituato alcune responsabilità, poichè questi fatti si erano verificati a Roma e non a Napoli abbiamo inviato alla Procura della Repubblica di Roma tutti gli elementi raccolti. Da quel momento noi non conosciamo il risultato di questa indagine e l'attività della Procura di Roma. Noi siamo convinti che sono statia commessi dei reati molto gravi: sono state prelevate e trafugate centinaia di pagine di intercettazioni e consegnate a diversi organi di stampa che poi le pubblicarono. Ricorderete quello che accadde nelle settimane tra il maggio e il giugno del 2006. Senza quella pubblicazione l'indagine avrebbe dato risultati maggiori".
La Juventus società esce pulita dal processo e non è tenuta a pagare eventuali danni per le attività illecite di Luciano Moggi in testa. L'ex Pm Narducci valuta così la discrepanza di giudizio: "Non conosco le motivazioni della sentenza, su questo bisognerà aspettare per poter valutare. Posso però dire un dato incontestabile che è nella sentenza: nessuno può ignorare o far finta che non esista la realtà di una responsabilità penale di un dirigente, una persona fisica, oltre alla responsabilità penale di un altro importante dirigente nel giudizio abbreviato (Antonio Giraudo ndr). Questa responsabilità riguarda il club perchè commessi non da privati cittadini ma per attività e dunque per reati commessi quali dirigenti di quella società".
Infine Narducci traccia una valutazione sulle due sentenze, sportive e penali, sul caso Calciopoli: "Il dato conclusivo è questo: si è detto, ed è stato un elemento di critica ferrata, che le sentenze del giudice sportive sono state sentenze ingiuste e affrettate. La sentenza penale arriva al termine di un processo lunghissimo, in cui sono stati sentiti decine di testimoni, in cui sono state acquisite centinaia di intercettazioni e documenti. Sono stati analizzati tutti gli elementi di prova. Siamo quindi di fronte alla sentenza più esaustiva sull'argomento, quindi non è la sentenza migliore possibile in termine di risultato, ma sicuramente quella più completa".