
Lultima stracittadina ha segnato un punto importante nel percorso della memoria dei Cuori Tifosi. Dalle fila del CML 74 (acronimo dello storico Commandos Monteverde Lazio, nato nel lontano 1971) tra gli applausi dello stadio, la curva laziale ha esposto uno striscione in ricordo di due stelle nel
Onore a De Falchi e Di Bartolomei si è letto nello striscione in Curva Nord, ricalcando un altrettanto significativo Oltre i colori, rispetto per Paparelli, esposto nella dirimpettaia Curva Sud nel 1999.
Eppure, proprio sul dramma di Vincenzo Paparelli, per troppi anni lOlimpico ha perso tante sfide, divenendo teatro di offese e gratuiti oltraggi, scanditi da alcuni romanisti incuranti di colpire il ricordo di un operaio, di un povero padre di famiglia che in un derby del 1979 impattò nella sfortuna di trovarsi sul posto sbagliato, al momento sbagliato.
Ma lo striscione laziale per De Falchi e Di Bartolomei deve essere elogiato, esaltato, così come la maturità di tutto il popolo romanista che con affetto, alto senso civico e solidarietà sincera, in modo compatto si è stretto alla tragica vicenda di Gabriele Sandri.
Perché oltre al pallone in rete e alla logiche del tifo, cè dellaltro. Cè molto altro ancora
Fa rabbia abituarsi a derby anomali con la Tribuna Tevere semi-deserta, inibita agli ospiti e riservata ai tifosi di casa con Tessera del Tifoso. Fa male al calcio perché proibisce laggregazione sana in spazi pubblici, dove il tifoso del terzo millennio è chiamato a ritagliarsi un ruolo non più marginale.
Ecco allora che il monito lanciato dagli striscioni coi nomi Paparelli, De Falchi, Di Bartolmei e Sandri può servire a qualcosa di molto significativo e nobile. Senza strumentalizzazione alcuna.
Rappresentano un mantra per le nuove generazioni sugli spalti. Per capire che dalla cultura del rispetto dei Cuori Tifosi può e deve nascere un nuovo modo di vivere la propria passione per il calcio.
Maurizio Martucci