Bronzetti: "Gli spagnoli in Italia non hanno mai funzionato. Ho paura che Bojan e Luis Enrique faranno la stessa fine"

26/06/2011 alle 22:44.

La Spagna del futuro è una squadra di giocatori formati e cresciuti nella Liga, rarissime le eccezioni: Azpilcueta gioca nel Marsiglia, Ruiz nel Napoli (Didac Vilà è del Milan ma è gioca all'Espanyol). «Due o tre sono già dei fenomeni, come Thiago Alcantara, Herrera, Lopez, ma in questa Under 21 arriveranno tutti fino in fondo» è la previsione di Ernesto Bronzetti, agente Fifa e grande esperto di calcio spagnolo. È un titolo europeo questo molto diverso dai precedenti altri due. Quello dell'86 fu vinto quasi per caso alla lotteria dei rigori contro l'Italia di Vialli e Mancini, allora allenata da Vicini. Quello del '98 invece fu costruito su una difesa granitica (non subì nemmeno un gol nella fase finale) e in finale finì 1-0 sulla Grecia.

Questa è invece una Spagna spettacolo tutta votata all'attacco. «È dal 94 che lavoro in Spagna, ho visto crescere il calcio spagnolo a dismisura - spiega Bronzetti - I club spagnoli nonostante la crisi sono quelle più organizzate di noi, hanno grandi settori giovanili, stadi di proprietà. Loro non guardano l'altezza di un giocatore, come facciamo noi, ma il talento, puntano sulla rapidità. Loro hanno gli allevatori, che insegnano in fondamentali, noi solo allenatori. E questo vale non solo nel calcio, è una mentalità». Che finora è stato estremamente difficile esportare. «Nella mia lunga carriera ho portato in Italia tanti giocatori spagnoli, ma in Italia nessuno ha funzionato - continua Bronzetti - Loro hanno una cultura diversa: ho paura che uno come Bojan alla Roma possa fare la stessa fine. E non solo lui, ma anche Luis Enrique. Il problema è che gli allenatori italiani sono i più bravi del mondo tatticamente. Naturalmente spero di essere smentito. Se il nuovo tecnico della Roma riuscirà a cambiare mentalità tanto di cappello, ma rimango scettico».

(ansa)