Con il voto decisivo del presidente Maurizio Beretta, il Consiglio della Lega di serie A ha dato attuazione alla delibera dell'assemblea per l'assegnazione a tre agenzie demoscopiche delle in
Infine l'amministratore delegato del Milan ha detto: «Beretta se ne assumerà le responsabilità anche patrimoniali. Smentendo se stesso, dopo essersi astenuto nell'ultimo consiglio, ora si è schierato con una delle parti. È un presidente che da tempo lavora a Unicredit da mattina a sera e in Lega non c'è mai. Ognuno nella vita fa ciò che vuole ma si assume le responsabilità».
Escono insieme, scuri in volto Adriano Galliani e Ernesto Paolillo vice presidente vicario del Milan e ad dell'Inter, e sparano il primo colpo di cannone in quella che, da una battaglia, è diventata una guerra aperta che coinvolge lo stesso presidente Maurizio Beretta. «Come sempre la votazione in Consiglio è finita 5 a 5, ma stavolta, smentendo se stesso il presidente si è schierato», ha spiegato Galliani. «Si assumerà tutte le responsabilità anche patrimoniali», ha aggiunto Galliani «È un presidente che sta in Unicredit e che in Lega non ci sta più. Ora ha premiato un sistema surrettizio per fregare soldi alle grandi. Con quindici contro cinque si può fare un presidente, i consiglieri di Lega e pure un esproprio proletario».
Adriano Galliani attacca, Maurizio Beretta risponde. La decisione del presidente di Lega di votare con i cinque consiglieri l'attuazione della delibera sui bacini d'utenza è stata decisiva per l'esito finale, e l'ad rossonero è stato duro. «Dicono che sono assenteista? Certo questa non è una fase facile che dà soddisfazione - la risposta di Beretta - Peraltro io avevo chiesto di essere avvicendato ormai quasi due mesi fa. Resto qui per non pregiudicare completamente l'operatività della Lega e mi auguro si trovi presto un accordo per un nuovo presidente che possa magari fare da pacificatore». Galliani e Paolillo affermano che la storia finirà in tribunale e che le sue responsabilità sono anche patrimoniali: «Non voglio fare polemiche. Non si può neanche correre il rischio di non attuare le delibere lasciando i lavori a metà. Anche quando le situazioni non sono simpatiche credo che le si debbano gestire».«Oggi l'unica condizione vincolante era dare attuazione alla delibera». Il presidente della Lega di A Maurizio Beretta replica con pacatezza alle accuse di avere arbitrariamente fatto saltare col suo voto il perfetto equilibrio 5 contro 5 del Consiglio, sulla questione dei bacini d'utenza per i diritti tv. Definendo il suo voto un atto dovuto, Beretta ha aggiunto: «Non ho preso le parti degli uni o degli altri, ho fatto fino all'ultimo ogni tentativo per fare una composizione che vedesse il Consiglio di Lega unito nell'attuazione della delibera».
«Niente è precluso». Con questa frase il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha minacciato azioni rivendicative nei confronti di Federcalcio e Lega, per la querelle sui diritti televisivi. «Stiamo dialogando e abbiamo una posizione compatta con Inter, Milan, Napoli e Roma e valutiamo ogni possibilità. Un uscita dalla Lega? Dobbiamo valutare anche questo, non dobbiamo porci nessun limite»
«Dobbiamo porci delle serie riflessioni», ha aggiunto Andrea Agnelli, nel giorno in cui il consiglio della Lega di serie A ha votato - 6 contro 5, con Beretta decisivo - l'attuazione della delibera di assemblea per la definizione dei bacini di utenza in vista della ripartizione dei diritti tv. Delibera osteggiata dalle cinque 'grandì, Juve in testa. «Abbiamo le cinque squadre che investono di più nel sistema calcio e che rappresentano il 75% dei tifosi che si trovano in maniera precostituita sempre a subire sempre le conseguenze degli altri - ha detto il presidente della Juventus - Viviamo un momento di estrema difficoltà, dove le società che non investono decidono del futuro del calcio italiano»
(ansa)