«Non soldi ma diritti». L'Associazione italiana calciatori (Aic) spiega, con una pagina sui quotidiani sportivi, la propria posizione assunta nella lunga trattativa con la Lega di Serie A per il rinnovo dell'accordo collettivo. Ieri le parti sono arrivate ad un passo dall'intesa che dovrebbe essere formalizzata domani. Sembra scongiurato, quindi, lo sciopero che bloccherebbe il campionato di Serie A nel weekend dell'11 e 12 dicembre.
«L'Aic non ha vocazione per le azioni di protesta clamorose, tanto è vero che in oltre quarant'anni solo una volta, nel marzo 1996, i calciatori di Serie A non sono scesi in campo. Nè i calciatori hanno il piacere di farlo -si legge-. L'Aic chiede solo che l'informazione sia corretta, che non si cavalchi la demagogia, che si spieghi alla gente che i calciatori vogliono difendere alcuni diritti fondamentali, a tutela soprattutto di quelli con minore potere contrattuale».
«Va precisato e ribadito -evidenzia l'Aic- che l'azione di protesta dei calciatori di Serie A, dei quali solo una minoranza ha compensi elevati, non ha assolutamente alcun obiettivo di carattere economico. I calciatori vogliono solo difendere diritti fondamentali, acquisiti da decenni e che, scaduto e non rinnovato l'Accordo Collettivo, sono totalmente azzerati». La nuova intesa, sostiene l'Aic, «riguarda i calciatori di Serie A, ma sarà da traino per gli Accordi Collettivi da riscrivere con la Lega di Serie B e con la Lega Pro per la 1a e 2a Divisione. Non sono dunque interessati solo i calciatori di Serie A (che peraltro non sono tutti quelli dei grandi club, ma anche quelli dei club medio-piccoli), ma sono interessati, e come, anche i calciatori delle serie minori, dove gli stipendi sono assolutamente contenuti, vengono pagati quasi sempre in ritardo e spesso non vengono percepiti».




