Prandelli: "Voglio un Italia offensiva. Avrei preferito una Serbia non ferita"

09/10/2010 alle 19:25.

Un'Italia ineditamente offensiva, alla quale manca la zampata finale sotto rete: Cesare Prandelli ribadisce la sua analisi dopo il pari con l'Irlanda del Nord ma si dice sicuro che la sua nazionale saprà trovare la determinazione davanti alla porta. «Gli occhi di tigre? Quando vesti la maglia azzurra quella forza ti viene spontanea, non c'è bisogno di sollecitarla. Sono convinto che li avremo anche noi», ha detto il commissario tecnico azzurro rievocando la definizione del suo collega della pallavolo Julio Velasco. «Non so se la mia Italia offensiva sia una rivoluzione, ma questo è il mio modo di intendere il calcio. Anzi, la voglio anche più offensiva»

«La vittoria dell'Estonia - ha detto il Ct all'indomani di Irlanda del Nord-Italia - ci danneggia. Avrei preferito non incontrare una Serbia ferita. Quando una squadra di buon tasso tecnico subisce sconfitte del genere è ancora più determinata a ribaltare pronostici e giudizi. In ogni caso il risultato di Belgrado non mi ha stupito, il girone è molto equilibrato abituiamoci alle sorprese». Quanto al giudizio sulla sua Italia, Prandelli ha scherzato sulle critiche. «Se c'è qualcosa che non mi è piaciuto dei giudizi sulla mia Italia, non lo dirò mai. Di solito quando apro il giornale è trovo qualche critica viro sul libro che mi porto dietro». E oggi come è andata? «In aereo ho letto tutto il tempo il volume che avevo in valigi

Un Cassano a sprazzi in Irlanda del Nord-Italia e Cesare Prandelli lo difende da critiche e voti in pagella. «Un Cassano a intermittenza? A me basta e avanza - ha detto il azzurro -, sfido chiunque a trovare un giocatore che in una partita abbia messo cinque palle gol, cinque assist puri. Se Antonio avesse anche la continuità giocherebbe da dieci anni chissà dove». In ogni caso il ct considera la partita del numero dieci positiva anche sotto altri profili. «Mi è piaciuto anche per la posizione che ha ricoperto in campo, ha sempre tenuto la difesa avversaria ferma lì dove volevamo»