Zibì Boniek mette a confronto la rimonta sfiorata dalla sua Roma nell'85/86 e quella della squadra di Ranieri, vanificata dalla sconfitta contro la Sampdoria e, in vista del Mondiale, dice la sua sull'esclusione del capitano romanista dalla lista per il Sudafrica. Lo fa attraverso le pagine del numero di maggio di Oro&Porpora Magazine, il mensile gratuito sul mondo giallorosso e sugli eventi della Capitale.
Lo fa attraverso le pagine del numero di maggio di Oro&Porpora Magazine, il mensile gratuito sul mondo giallorosso e sugli eventi della Capitale.
«E' sempre difficile fare paragoni tra epoche e squadre diverse - dice Zibì - ma se andiamo a vedere come è andata, il confronto ci può stare. Prima della gara con il Lecce ormai sembrava fatta, avevamo compiuto una grande impresa, come la Roma di Ranieri, ma poi buttammo tutto all'aria».
Quale delle due stagioni lascia più rimpianti?
«Di primo impatto verrebbe da dire quella dell'86, ma a pensarci bene è peggio stavolta: noi, battendo il Lecce e poi il Como la domenica seguente, con ogni probabilità saremmo andati allo spareggio con la Juve a campo neutro; quest'anno invece la Roma aveva superato l'Inter, dipendeva solo da lei. Ora non bisogna cadere nell'errore che facemmo noi e che si è ripetuto due anni fa dopo l'altra rimonta mancata dalla Roma di Spalletti. In entrambi i casi le stagioni seguenti sono state un disastro. I ragazzi devono essere consapevoli di aver fatto una grande annata, non devono mollare, ma anzi, devono trovare gli stimoli e la giusta rabbia di ripartire per vincere il prossimo anno. Nell'86 arrivare secondi ti dava un posto in Coppa Uefa, oggi invece vai in Champions come chi vince lo scudetto. Non è poco».
Il mondiale è alle porte: che ne pensa della mancata convocazione di Totti?
«Sono convinto che Lippi abbia rispettato la decisione di Francesco. Non è stata, secondo me, una scelta dettata dal caos mediatico dopo il calcione a Balotelli, né una questione di condizione fisica. Per me è stato Totti a scegliere di non voler più giocare in nazionale. Tra giocatore e ct c'è un ottimo rapporto, Lippi non è pazzo da lasciare a casa Totti anche se non è al 100%, è Francesco ad aver detto no».