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«La legge sugli stadi è pensata per tutte le società di Serie A, B e C che vorranno fare uno stadio più moderno. I presidenti, con risorse loro, faranno infrastrutture migliori di quelle attuali ed eviteranno che lo Stato metta risorse come per i Mondiali di Italia '90, quando furono spesi 1.250 miliardi di lire e ora abbiamo soltanto tre stadi a norma». Lo ha detto all'uscita dell'assemblea di Lega calcio a Milano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Rocco Crimi.
«La legge - ha proseguito Crimi - è stata approvata al Senato prima di Natale, ora è alla Camera per i giusti ed opportuni cambiamenti in attesa di essere deliberata, e ritengo che avrà una via privilegiata. Con questa norma sarà possibile per i nostri club diversificare i propri introiti, dato che attualmente il loro fatturato dipende per il 65% dai diritti televisivi». La via di uscita, quindi, per permettere al calcio italiano di raggiungere i più grandi club europei è di puntare sul «prezzo dei biglietti e sul merchandising». Un altro obiettivo, secondo il sottosegretario, deve essere rendere gli stadi più vivibili: «I nuovi impianti saranno fatti a misura di spettatore ed avranno quegli accorgimenti che permetteranno di ridurre il tasso di violenza all'interno di violenza per consentire a tutti di vivere l'impianto durante tutta la settimana, non soltanto la domenica».
Sulla candidatura dell'Italia per gli Europei, Crimi ha sostenuto che la probabilità che il nostro Paese ha di aggiudicarseli non dipende soltanto dall'impegno del Governo: «L'appoggio dell'Esecutivo è determinante - ha detto - poi bisognerà vedere quanto pesa la nostra Federazione in Europa, tenendo presente che l'altra candidata, ovvero la Francia, può contare su un presidente come Michel Platini. Il nostro paese ha le carte in regola, come le aveva per i mondiali di rugby del 2015 che poi però non ci è stato assegnato».