
"Stabilire quando è il caso di sospendere una partita di calcio per freddo e gelo è difficile. Nel caso di incontri giovanili, però, sarebbe il caso di usare la massima cautela: gli atleti più giovani possono essere più vulnerabili di fronte a condizioni climatiche estreme". Ad affermarlo ad Adnkronos salute è il medico sportivo Mario Brozzi, ex medico sociale della Roma, dopo quanto accaduto ieri al Torneo di calcio giovanile Viareggio Cup. Nel corso di una gara tra Sampdoria e Club Nacional, disputata in condizioni meteorologiche al limite: acqua ghiacciata mista a neve e temperatura sotto lo zero, un ragazzo è svenuto e altri quattro sono stati medicati per ipotermia.
"Giocare a calcio in condizioni estreme - spiega Brozzi - può presentare dei rischi, non solo legati agli infortuni muscolari e articolari. Il troppo freddo può infatti causare problemi a tutto l'organismo, compreso l'apparato cardiocircolatorio. Naturalmente poi dipende da soggetto a soggetto".
Se però nel calcio professionistico dei 'grandi', schiacciato com'è dagli obblighi televisivi, sospendere una partita è diventata una cosa assai complicata, nei tornei giovanili forse questa regola dovrebbe essere più seguita. "Assolutamente sì", sottolinea Brozzi. "Anche perché - conclude - i calciatori più giovani possono correre più rischi. Non essendo abituati a partite di alto livello, allo stress agonistico sommano anche un'elevata tensione psicologica, che fa perdere loro più zuccheri. Insomma più 'carburante'".