Abete: "Preoccupato per la Roma"

05/09/2009 alle 14:10.

MESSAGGERO (ANGELONI) - La piazza è in ebollizione. Protesta, è molto insoddisfatta. La società non ha acquistato nessuno, ha lasciato andare via un allenatore che ha “accettato” lo scomodo ruolo di capro espiatorio, la squadra ha perso amaramente le prima due partite di campionato ed ora, frastornata, spera che il nuovo allenatore Ranieri sappia dare una scossa.


In campo l’aria è un po’ dimessa, i calciatori sono ancora giù per l’addio di Spalletti, che non tutti si aspettavano e che qualcuno del gruppo di certo non auspicava o quantomeno aveva escluso potesse accadere così presto (in realtà Spalletti già si era dimesso qualche mese prima, ma la società lo ha pregato di restare). Fuori dai cancelli di Trigoria ci sono i camioncini della polizia sempre pronti a stoppare ogni tipo di manifestazione incivile contro la società e a “bonificare” il territorio. Alcuni tifosi presenti in questi giorni hanno scritto il loro dissenso sui muri del Bernardini e dopo qualche minuto tutto è stato cancellato dagli inservienti di Trigoria, altri hanno preferito esporre degli striscioni, rimossi dopo un po’ di tempo. Ieri ce n’erano un paio, entrambi firmati dalla , «Spalletti si è dimesso... squadra, staff e società annateje appresso!» e poi «Trasferta vietata... ennesima buffonata», quest’ultimo sulle decisioni dall’alto di impedire ai romanisti di andare a Siena. Soprattutto il primo è indicativo: nessuno viene risparmiato da questa situazione, società, squadra. Forse Spalletti viene ritenuto innocente o quasi. Il compito difficile di Ranieri è proprio questo: far tornare l’entusiasmo.


Il numero uno del calcio, Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, si è accorto del clima caldo che si respira intorno alla Roma: legge, nota che la à sta vivendo una situazione quasi insolita. E’ un po’ preoccupato. Teme che questo malessere, che poso si sposa con i valori calcistici, possa degenerare. E il problema, secondo il numero uno della Figc, non è tanto di natura economica, quanto sociologico. Proprio per questo discorso della gente. «Sono preoccupato per il disagio di una grande piazza, che vive un momento difficile e non per la situazione economica della Roma», le sue parole dalla Georgia. Disagio, dice. Una situazione che va avanti da un po’, soprattutto se si considera la sfera economica. «I rapporti dei Sensi con Unicredit li sanno tutti. I bilanci della Roma da anni sono buoni, la società si autofinanzia. Certo la famiglia Sensi non ha la Saras (la società petrolifera dei fratelli Moratti ndr), ma noi dobbiamo guardare a quella che è la realtà economica della Roma. Altro discorso poi, è quello dei tifosi: domenica li ho sentiti anche io lamentarsi all’uscita dello stadio, ed è normale che un presidente federale non sia contento se un grande bacino di passione come quello della Roma vive una fase di travaglio». Un travaglio che non ha una fine.


Per oggi è prevista un’adunata a Trigoria («tutti insieme per dire vattene!», è lo slogan coniato da chi ha chiamato a raccolta i tifosi) durante la quale è prevista contestazione nei confronti della proprietà.