Il canto del cigno

02/07/2009 alle 18:34.

Gli addii, seppur annunciati, fanno sempre male. Lasciano in bocca quel sapore amarognolo difficile da mandar via. I ricordi si mescolano in un turbinio di emozioni, sorrisi malinconici o grasse risate prive di una normale logica. Il canovaccio è sempre lo stesso: chi lascia, volta pagina, chi viene lasciato si aggrappa a ciò che gli resta. Spesso, idealmente, tanto.


Si potrebbe tornare indietro con la memoria e ripensare all'anno dell'ultimo scudetto, al gol del 2 a 2 contro la a Torino oppure a quell'infinito pallonetto a Sebastiano Rossi che ha fermato più di qualche cuore romanista. Sarebbe giusto non dimenticare tutti gli "schiaffoni" dati a Nesta, il giorno del 5 a 1 con la Lazio o le reti che hanno tenuto a galla la bagnarola giallorossa nella tempestose stagione dei quattro allenatori. Così come sarebbe meraviglioso ripensare, nonostante il mesto epilogo, a qualche mese fa, alla gara di
contro l', a quei momenti interminabili chiamati calci di rigore e a quel tiro preciso e irriverente verso Almunia. Si potrebbe tutto. Proprio come la filosofia di Vincenzino: nihil est difficile volenti. Nulla è arduo per colui che vuole. E lui, ha sempre sognato, lottato, desiderato e difeso ogni cosa. Perchè è fatto così. Perchè così gli ha insegnato la vita, fin da quando, bimbetto moccioloso, ancora 13enne prese una borsa colma di coraggio, una sacca gonfia giocattoli chiamati sogni e se ne andò a tentare la fortuna lontano dalla sua Pomigliano d'Arco. Ora il destino lo riporta indietro con gli anni: si occuperà dei ragazzi della sua Roma, di tutti quei giovani che hanno fantasticato con le sue gesta e che, se saranno attenti e intelligenti, ruberanno con gli occhi e con il cuore tutto ciò che "Top Gun" saprà loro insegnare. E forse, magari un giorno non tanto lontano, ripensando a tutti i consigli e le bonarie tirate d'orecchie che l'aeroplanino romanista potrà dare loro, ancor prima di diventare calciatori, riusciranno ad essere veri uomini, così come lo è stato e lo sarà per sempre Vincenzo Montella.

PIERGIORGIO BRUNI