ROMA-SPALLETTI, quante crepe

27/04/2009 alle 16:25.

CORSPORT - Crediamo non si possa offendere nessu­no, se sosteniamo che il rapporto tra proprietà e tecnico negli ultimi tempi ab­bia toccato il punto più basso da quando l’uomo di Certaldo è sbarcato a Trigoria. Quel richiamo nel comunicato di sabato notte del presidente, dottoressa Rosella Sensi, «anche Spalletti, in vista dei prossi­mi due anni di lavoro con noi, dovrà con­tinuare a interpretare il ruolo di motivato­re ed educatore dimostrato per tre stagio­ni a Trigoria» ha detto molto. In sostanza, rivogliamo lo Spalletti che quest’anno non c’è stato. La prima volta della proprietà critica nei confronti del suo allenatore.

L’ha detto pure lui, nel dopo partita a Firenze, «io non riesco più a non far­li sbagliare» . Dove io è Luciano Spalletti e quelli che non riesce più a non farli sba­gliare sono i suoi giocatori, in buona par­te gli stessi di un gruppo che gli ha rega­lato tre anni alla grandissima. E’ la spia, chiarissima, di una situazione che si è lo­gorata, deteriorata, avvelenata nel corso di questa stagione. Spalletti ha avuto di­scussioni praticamente con quasi tutta la rosa, sono ormai davvero pochi quelli che possono dire di non avere avuto accesi confronti con l’allenatore. Ultimo della serie, David Pizarro, cioè il giocatore che più di ogni ha voluto e avuto a Roma, con il quale giovedì della scorsa settimana ci risulta abbia avuto un confronto non te­nero. In precedenza, , Doni, Pa­nucci, Cicinho, , Mexes, giusto per ricordare i casi più eclatanti, peraltro mai smentiti anzi confermati dai fatti.Nel viaggio di ritorno in pullman da Firenze, c’è stata anche una prolungata chiacchie­rata sui comportamenti, Spalletti a parla­re, a replicare, poi di nuovo tec­nico e Pizarro ( espulso al « Franchi) a parlare. Il gruppo Roma, quel gruppo che dal ritiro andava a trovare a casa appena operato, quel gruppo che era sta­to alla base dei successi delle stagioni precedenti, pare proprio che non ci sia più. E pure qui, o si fa chiarezza o conti­nueranno a essere guai.

Fino a qualche settimana fa, Spallet­ti sicuramente poteva contare su una tifoseria che in buona maggioran­za era al suo fianco, se non altro nel ri­cordo di quello di eccellente che si era fatto nelle precedenti tre stagioni. La sensazione è che le cose stiano cam­biando anche in questo senso. Basta fa­re un veloce zapping tra le varie emit­tenti radiofoniche della capitale, per rendersene conto: Spalletti è finito sul banco degli imputati, come se il credi­to che si era costruito nel recente pas­sato si fosse definitivamente esaurito. Gli stessi tifosi fanno fatica a ricono­scere l’allenatore che hanno applaudi­to, osannato, ringraziato fino a poco tempo fa. E hanno fatto fatica sin dal­l’inizio della stagione, probabilmente conseguenza di quel viaggio parigino del tecnico che all’epoca spiazzò tutti, società e giocatori compresi. Sembra quasi che il tecnico abbia voluto ren­dersi antipatico a una piazza e a un ambiente che, sin dagli inizi, gli aveva­no riconosciuto professionalità, serie­tà, chiarezza, coraggio nelle scelte. Di riflesso, anche il rapporto con i media della capitale è andato sempre più peggiorando con alcuni episodi acca­duti nella sala stampa di Trigoria di cui tutti avrebbero volentieri fatto a meno. Eppure ci sono altri due anni di contratto da onorare. O no?

Roma è una piazza difficile, pesante, dura, capace di portarti in trionfo, ma anche in grado di consigliarti a non uscire da casa. Quattro anni da queste parti sicuramente ne valgono quattro­centoquaranta al Chievo, ma certo lo Spalletti di quest’anno è molto diverso da quello che avevamo conosciuto in passato. Quasi che fosse in conflitto pure con se stesso, forse, proviamo una risposta, primo accusatore di se stesso, nella convinzione che quello che si era raggiunto lo scorso anno, non fosse mi­gliorabile. E, quindi, quasi che si at­tendesse i problemi affrontati in que­sta stagione. Dove è finito lo Spalletti coraggioso, intuitivo, innovatore che si è visto nelle sue prime stagioni roma­ne? Che fine ha fatto l’allenatore che dopo una sconfitta ( 1- 0 a Empoli) in superiorità numerica, diceva, tranquil­li, ho capito tutto?. Dove è rimasto l’al­lenatore in grado di costruire un grup­po Roma applaudito in Italia e in Euro­pa, al punto da entrare nel mirino dei club più importanti? Quello di que­st’anno è stato uno Spalletti controfigu­ra di se stesso, dando l’impressione che fosse lui il primo a non piacersi, quasi rassegnato, pur tra alti e bassi, a una deriva senza salvezza, confuso nel­le scelte, lento nel riconoscere che la sua Roma, quella dei record, non c’era più. Eppure al timone c’era sempre lui.