LA REPUBBLICA - Un derby che è già destinato a pesare tantissimo nel futuro della Roma. Perché la sconfitta subita dalla squadra giallorossa decreta più o meno virtualmente l'addio al quarto posto. La concomitante vittoria del Genoa porta infatti a 8 e a 6 i punti di distanza dai preliminari di Champions League (il Genoa è a 57 punti, la Roma a 49), e in mezzo c'è la Fiorentina (55) che va come un treno. Una battuta d'arresto che pesa come un macigno sul morale, oltre che sulla classifica. Le espulsioni, salite ad 11 in stagione, di Mexes e Panucci, oltre a quella di Spalletti, protagonista di un più che vivace scambio di vedute con il team manager biancoceleste, Tare, lo indicano chiaramente. Nei precedenti tre anni di gestione la Roma si era distinta per il primato ottenuto nella cosiddetta
Una battuta d'arresto che pesa come un macigno sul morale, oltre che sulla classifica. Le espulsioni, salite ad 11 in stagione, di Mexes e Panucci, oltre a quella di Spalletti, protagonista di un più che vivace scambio di vedute con il team manager biancoceleste, Tare, lo indicano chiaramente. Nei precedenti tre anni di gestione la Roma si era distinta per il primato ottenuto nella cosiddetta "Coppa Disciplina", aspetto di cui Spalletti andava fiero, perché alla base dei successi del proprio gruppo. Sembra passata una vita. Il tecnico, oltre ad aver perso le redini della squadra, almeno sotto il profilo disciplinare, ha collezionato già due espulsioni, l'una a quattro turni di distanza dall'altra. Un record anche questo, per un tecnico che si era sempre contraddistinto per la profonda serenità con cui si rapportava alle sviste arbitrali.
Un ulteriore risvolto negativo, evidenziato dalla caduta nel derby, è quello dei gol subiti: 57 in totale tra campionato, Champions, Coppa Italia e Supercoppa. Non può trattarsi di pura fatalità se quest'anno Mexes e compagni in nove occasioni hanno subìto almeno tre gol. Tante le concause alla base di questo fallimento. Una linea di difesa che non è mai stata la stessa, complici infortuni e squalifiche, con un avvicendamento di giocatori incredibile, specialmente tra i centrali, dove si sono alternati addirittura in 8, De Rossi compreso. Un sistema di gioco che per tre anni era stato eccellente, ritrovatosi improvvisamente orfano di due pedine chiave per la fase difensiva come Perrotta e Taddei. E poi un'annata piuttosto appannata per Doni, complice una condizione fisica precaria e tante critiche mal sopportate dal portiere.
Un nervosismo latente, figlio delle troppe incomprensioni nate da giugno in poi, con l'affaire Spalletti-Chelsea e le vicende sul futuro della società, proseguite col logorio di alcuni rapporti tra il tecnico e i senatori dello spogliatoio oltre che con buona parte della stampa. Il derby perso ieri in malo modo, restituisce all'"ambiente" una Roma con le ossa rotte, che dovrà affrontare il Lecce con una difesa nuovamente da riorganizzare, viste le squalifiche di Panucci e Mexes, e, soprattutto, con la quasi certezza dell'addio a un quarto posto sempre più lontano.
Anche se è normale che, finché non sarà la matematica a condannare Totti e compagni, la Roma ci proverà. "In un ambiente come questo, nel quale dobbiamo render conto della nostra professionalità, credo al quarto posto e dobbiamo rincorrerlo - si fa forza Spalletti - lo sviluppo degli episodi ha fatto la differenza nel derby, ma dobbiamo render merito alla squadra che, nel primo tempo soprattutto, ha giocato una partita splendida, fatta di pressing e proposizione".