IL MESSAGGERO - Adesso è certo: errata la valutazione di Spalletti, alla vigilia, sullimportanza della sfida. Secondo il tecnico, contava di più per la Lazio che per la Roma. Invece era vero il contrario. A gara giocata e persa (dai giallorossi), è evidente che il risultato incide a questo punto solo sulla stagione del club di Rosella Sensi. Che non prevede più alcun obiettivo: fuori dalle coppe, il quarto posto è teoricamente possibile solo perché laritmetica, con 21 punti disponibili, lascia ancora aperta la porta per entrare in zona Champions. La squadra di Rossi, invece, a prescindere dal successo del derby che comunque garantisce entusiasmo e serenità, si può concentrare ora sulla Coppa Italia.
La Roma, insomma, più che al presente deve pensare al futuro. Perché, anche se la linea della società e dellallenatore è ufficialmente quella di correre sino in fondo per il quarto posto, è già il momento di preparare la prossima stagione e non perdere più tempo a rivisitare gli errori, tanti e in parte annunciati, di questa. Il nervosismo visto contro la Lazio non è un fatto episodico. I cartellini rossi sono 11. Dato inequivocabile: nessuna squadra di A ne ha ricevuti di più. Gli abbagli di Morganti non devono diventare lalibi di un pomeriggio: listerismo è in campo dopo pochi secondi, con le proteste per un angolo che non cè e con De Rossi che urlando in faccia al guardalinee Stefani rischia subito lespulsione (Morganti ha ignorato in parte la chiamata, con bandierina alzata, del suo assistente, limitandosi al giallo). Psicologicamente questi giocatori non reggono la pressione di unannata che, iniziata malissimo, rischia di concludersi in modo anonimo. Lo stesso Spalletti non trasmette tranquillità: il gesto di andare a calmare i calciatori al 4 e sullo 0-2 è cancellato dalla litigata con Tare tra i due tempi. La sua espulsione ha penalizzato la squadra prima di quelle di Panucci e Mexes.
Ma non è solo la testa, ultimamente, a non rispondere come dovrebbe. Fisicamente la Roma non è quella delle stagioni precedenti. Fiacca in alcuni interpreti, debilitata in altri. I quaranta minuti giocati con intensità e carattere nella prima parte non sono un punto di partenza. Cè altro da fare: subito rinfrescare lorganico che oggi prevede giocatori stanchi e per questo non presentabili. Cominciando dal portiere titolare: Doni si allena poco e male da un pezzo. Ha gravi responsabilità sui gol laziali. E il momento di farlo guarire. Dentro Artur per capire se il vice è da serie A. Ragionamento da fare anche con Totti: nella settimana del derby non ha mai calciato. Meglio fermarlo, pensando alla sua salute. Vederlo in campo in queste condizioni fa male. Soprattutto a lui.
La stagione risulterà utile solo con una virata brusca. Della quale si deve occupare Spalletti. Utilizzi da qui alla fine la meglio gioventù. Perché lesperienza di Panucci, Tonetto, Taddei e Perrotta (nomi da aggiungere a quelli di Doni e Totti) non serve più, con il Genoa (+8) e la Fiorentina (+6) così distanti. Largo ai ragazzi di Alberto De Rossi. Per conoscerli meglio. Test che hanno un senso per la Roma che verrà. Pronti i due centrali difensivi Brosco e Malomo, il laterale Crescenzi e soprattutto lesterno dattacco DAlessandro. Non saranno disponibili solo domenica 10 maggio, quando andranno a giocare la finale di ritorno di Coppa Italia, a Pegli contro il Genoa, battuto 2-1 ieri a Trigoria. Laria di Primavera non stordisce. Aiuta. Anche perché ormai non cè più niente da perdere.