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Non c’è più "battaglia del grano" tra club e Uefa-Fifa

31/03/2009 alle 16:50.

CORSPORT - Nel segno del « dio denaro » sono finite le guerre di religione tra club, Federazioni, Uefa e Fifa sul tema degli infortuni. Lontanissimi i tempi in cui Sergio Cragnotti, pa­tron della Lazio, minacciava di portare in tribunale la Figc a cau­sa della forzata uscita di scena dal Mondiale del 1998 di Alessandro Nesta. Reperto archeologico anche la causa intentata dal disciolto G14 contro la Fifa, armando la mano del famoso avvocato Dupont, quel­lo del caso Bosman. In principio era il caso Charleroi. Il marocchi- no Oulmers non passerà alla storia come Bosman ma se oggi sugli in­fortuni si litiga meno il merito è anche suo. Oulmers il 17 novembre del 2004 si infortunò giocando con­tro il Burkina Faso. Distorsione al­la caviglia con interessamento dei legamenti: otto mesi di inattività.


A quel caso si agganciò il G14 per chiedere alla Fifa ( e all’Uefa) di pagare « l’uso » dei giocatori da par­te della nazionale: cinquemila euro al giorno che portarono a una ri­chiesta di indennizzo di ottocento­sessanta milioni di euro. La tempe­sta ha portorito la quiete. Oggi an­che i club partecipano all’affare
generato dagli Europei e dai Mon­diali. L’Uefa per la manifestazione della scorsa estate ha versato ai club quarantatre milioni e mezzo che diventeranno cinquantacinque in occasione del torneo del 2012, più o meno quattromila euro al giorno per giocatore. La Fifa, a sua volta, si è impegnata a « risarcire » le società con settantacinque milio­ni per le fasi finali dei Mondiali del 2010 e del 2014.

I « sussidi » riguardano, però, sol­tanto le fasi finali delle competizio­ni per nazionali, non quelle preli­minari, cioè le qualificazioni. E qui entrano in ballo le assicurazioni.
Quasi tutte le Federazioni si sono coperte nei confronti del « rischio » . E quella italiana fu una tra le pri­me ad adottare questa decisione. I tempi della scelta furono accelera­ti proprio dal caso- Nesta e dalle ri­chieste pressantemente avanzate da Sergio Cragnotti, costretto a ri­nunciare al suo miglior difensore per un periodo di tempo piuttosto lungo.

Oggi il meccanismo ( che eviden­temente si attiverà anche per Di Natale) funziona in maniera piut­tosto semplice. Fuori dalla coper­tura restano gli infortuni lievi, quelli con una prognosi che non su­pera
i sette giorni. I guai più gravi, che comportano tempi di guarigio­ne più lunghi, vengono risarciti. In pratica, si calcolano i giorni di la­voro perduti sulla base di un ingag­gio- medio ( circa un milione e mez­zo di euro): è evidente che chi gua­dagna molto perde qualcosa, chi guadagna poco guadagna qualcosa. L’ottanta per cento della somma serve a rifondere il club; il venti per cento, invece, finisce nelle ta­sche del calciatore. I soldi, ovvia­mente, non sono tutto ed è chiaro che il danno agonistico solo in par­te può essere coperto da un risarci­mento economico.