CORSPORT - Nel segno del « dio denaro » sono finite le guerre di religione tra club, Federazioni, Uefa e Fifa sul tema degli infortuni. Lontanissimi i tempi in cui Sergio Cragnotti, patron della Lazio, minacciava di portare in tribunale la Figc a causa della forzata uscita di scena dal Mondiale del 1998 di Alessandro Nesta. Reperto archeologico anche la causa intentata dal disciolto G14 contro la Fifa, armando la mano del famoso avvocato Dupont, quello del caso Bosman. In principio era il caso Charleroi. Il marocchi- no Oulmers non passerà alla storia come Bosman ma se oggi sugli infortuni si litiga meno il merito è anche suo. Oulmers il 17 novembre del 2004 si infortunò giocando contro il Burkina Faso. Distorsione alla caviglia con interessamento dei legamenti: otto mesi di inattività.
A quel caso si agganciò il G14 per chiedere alla Fifa ( e allUefa) di pagare « luso » dei giocatori da parte della nazionale: cinquemila euro al giorno che portarono a una richiesta di indennizzo di ottocentosessanta milioni di euro. La tempesta ha portorito la quiete. Oggi anche i club partecipano allaffare generato dagli Europei e dai Mondiali. LUefa per la manifestazione della scorsa estate ha versato ai club quarantatre milioni e mezzo che diventeranno cinquantacinque in occasione del torneo del 2012, più o meno quattromila euro al giorno per giocatore. La Fifa, a sua volta, si è impegnata a « risarcire » le società con settantacinque milioni per le fasi finali dei Mondiali del 2010 e del 2014.
I « sussidi » riguardano, però, soltanto le fasi finali delle competizioni per nazionali, non quelle preliminari, cioè le qualificazioni. E qui entrano in ballo le assicurazioni. Quasi tutte le Federazioni si sono coperte nei confronti del « rischio » . E quella italiana fu una tra le prime ad adottare questa decisione. I tempi della scelta furono accelerati proprio dal caso- Nesta e dalle richieste pressantemente avanzate da Sergio Cragnotti, costretto a rinunciare al suo miglior difensore per un periodo di tempo piuttosto lungo.
Oggi il meccanismo ( che evidentemente si attiverà anche per Di Natale) funziona in maniera piuttosto semplice. Fuori dalla copertura restano gli infortuni lievi, quelli con una prognosi che non supera i sette giorni. I guai più gravi, che comportano tempi di guarigione più lunghi, vengono risarciti. In pratica, si calcolano i giorni di lavoro perduti sulla base di un ingaggio- medio ( circa un milione e mezzo di euro): è evidente che chi guadagna molto perde qualcosa, chi guadagna poco guadagna qualcosa. Lottanta per cento della somma serve a rifondere il club; il venti per cento, invece, finisce nelle tasche del calciatore. I soldi, ovviamente, non sono tutto ed è chiaro che il danno agonistico solo in parte può essere coperto da un risarcimento economico.




