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Il nostro calcio è ammalato di democrazia

29/03/2009 alle 17:31.

IL TEMPO - L'impietosa sentenza si ricava dalle vicende che da anni determinano le nomine dei dirigenti delle nostre federazioni sportive. L'indice più sicuro di un malessere difficile da curare è rappresentato dagli esiti di alcune recenti elezioni federali. L'esempio più significativo è offerto dalla conferma di Giancarlo Abete alla presidenza della più importante delle nostre federazioni sportive, quella del calcio. Nulla di personale contro Abete salvo la considerazione che si tratta di un personaggio che negli ultimi venti anni ha attraversato tutti gli organigrammi della federcalcio passando da presidente della Lega di Serie C alla vice-presidenza delle Federazione nel governo Carraro fino ad ereditarne il massimo incarico dopo Calciopoli. La continuità dovrebbe garantire esperienza e competenza ma il ricambio significherebbe anche vitalità e rinnovamento. Un esame anche superficiale del mondo del nostro sport più popolare non può lasciarci tranquilli, non può far pensare che tutto funzioni al meglio, che tutti siano soddisfatti. Dopo di che Abete viene confermato presidente con oltre il 98 per cento dei consensi. Il problema di fondo è l'incapacità, che non è prerogativa negativa del calcio ma appartiene a molte altre...