LA STAMPA - Due prove di forza che scuotono il calcio. Stasera si gioca ma cè chi non viene convocato o addirittura chi rifiuta la chiamata. Christian Panucci ha il doppio esatto delletà di Mario Balotelli, uno (il ribelle giallorosso) gioca in difesa, laltro (il rivoluzionario nerazzurro) ha scelto lattacco, entrambi stanno mettendo in campo mosse oggetto di studio. Chiamarli solo ammutinati rende lidea, ma sarebbe fin troppo riduttivo perché dietro alle loro scelte di rifiutare panchine o convocazioni cè una strategia pronta a prendere in ostaggio i club e a fare scuola. Il tema è forte, le conseguenze rivoluzionarie, il salto di qualità decisivo a spostare la bilancia del potere contrattuale ancor di più fra le mani dei giocatori come accadde quasi tre lustri fa con la sentenza Bosman. Qual è il comune denominatore dei casi Panucci e Balotelli? Il punto di contatto fra i due nasce dalla voglia di fuga mascherata dietro a malumori da scaricare sulle scelte di tecnici o dirigenti. Cominciando dal più giovane, Balotelli, ieri, ha voltato le spalle alla convocazione per il viaggio a Catania. Il motivo è meno articolato di quanto si possa pensare e nasce dalla volontà di mettere una volta per tutte lInter davanti allipotesi di dare il via libera al giocatore.
Mourinho non si strapperebbe i capelli, Moratti sì. Sta di fatto che a Balotelli di passare per tappa-buchi non va giù, così il rifiuto. Senza Adriano, lo Special One si era deciso a riaprire le porte della prima squadra al baby attaccante. Ma lui ha fatto pesare a Mourinho lesclusione di domenica scorsa quando, assente Ibrahimovic, rimase a guardare i compagni dalla tv. «Lunica cosa che posso dire - ha spiegato Beppe Baresi, ieri in conferenza stampa al posto dello squalificato Mourinho - è che Balotelli è un giocatore dellInter. Non è stato convocato per motivi disciplinari». Scelta tecnica contro la Sampdoria, scelta dettata da indisciplina per la sfida di Catania (il massimo della multa prevista è in arrivo): così si è giustificata la società. Ma, a forzare la mano è stato proprio il giocatore preferendo la poltrona di casa alla panchina annunciata. LInghilterra lo accoglierebbe a braccia aperte, Tottenham e West Ham su tutti, in Italia si sussurra di uno scambio con il laziale Tommaso Rocchi, strada, però, piena di complicazioni. Moratti trema allidea di perderlo, al massimo potrebbe aprirsi a un prestito proprio oltre confine. Da Balotelli a Panucci, il copione è lo stesso. Il difensore cresciuto nel Genoa, ieri, è rimasto escluso dalla lista dei convocati perché così ha voluto la Roma. «Panucci ti dà rispetto solo se gli dai la maglia da titolare. Rifiutando la panchina a Napoli - così Spalletti - ha sbagliato anche nei confronti dei compagni: Totti, Aquilani e Perrotta erano seduti fra le riserve».
La ribellione delleclettico difensore è stata dettata dai tempi di mercato: Panucci, 36 anni ad aprile, cerca una nuova avventura di almeno due anni da 1,8 milioni di euro a stagione. La Roma non ha voluto accogliere la richiesta (e intanto oggi dovrebbe concludere con Fabian Ayala, laterale del Real Saragozza), dallestero qualcuno potrebbe farlo entro lunedì. Capello però resta un suo fedele estimatore: «È un pazzerello, ma un amico. Lunico che ho fra i giocatori».