
"L'applicazione del diritto penale non trova limitazioni di sorta nell'ordinamento sportivo e i reati, da chiunque commessi, restano tali anche nel mondo del calcio". Si tratta di uno dei principali passaggi delle motivazioni della sentenza pronunciata dalla X Sezione del tribunale di Roma l'8 gennaio scorso nel processo Gea, che ha visto la condanna di Luciano Moggi a 1 anno e 6 mesi e a quella del figlio Alessandro a 1 anno e 2 mesi per il reato di violenza privata. Tutti gli altri imputati (Francesco Zavaglia, Francesco Ceravolo, Pasquale Gallo e Davide Lippi) furono assolti dalle accuse, mentre per tutti cadde l'imputazione di associazione per delinquere.