Brighi: "E' grazie a Spalletti se sono rimasto a Roma"

13/01/2009 alle 19:14.

GUERIN SPORTIVO - Ecco l'intervista rilasciata al settimanale diretto da Matteo Marani a Matteo Brighi, che parla a360 gradi del suo passato, del suo futuro e di interessanti curiosità. Una straordinaria normalità. Il credo di Matteo Brighi, cuore e polmoni della rinata Roma di Spalletti, è tutto racchiuso in questo ossimoro. Un antidivo, un ‘gregario’ che avrebbe voluto fare il maestro elementare e che sogna per il futuro una famiglia alla quale trasmettere valori e qualità. L'uomo assomoglia al professionista: misurato, sobrio, mai sopra le righe. Come spiegheresti la tua esplosione? “Mi fa piacere essere definito l’uomo del rilancio, ma sono tranquillo e continuo a considerarmi il Matteo di prima. Sia io che la squadra attendevamo il momento per voltare pagina e sapevamo perfettamente che saremmo riemersi da un momento all’altro

Una straordinaria normalità. Il credo di Matteo Brighi, cuore e polmoni della rinata Roma di Spalletti, è tutto racchiuso in questo ossimoro. Un antidivo, un ‘gregario’ che avrebbe voluto fare il maestro elementare e che sogna per il futuro una famiglia alla quale trasmettere valori e qualità. L'uomo assomoglia al professionista: misurato, sobrio, mai sopra le righe.

Come spiegheresti la tua esplosione?

“Mi fa piacere essere definito l’uomo del rilancio, ma sono tranquillo e continuo a considerarmi il Matteo di prima. Sia io che la squadra attendevamo il momento per voltare pagina e sapevamo perfettamente che saremmo riemersi da un momento all’altro".

Vada per l’atto di umiltà, ma i numeri dicono che con Brighi in mezzo al campo la Roma ha ritrovato equilibri e gioco.

“Mettiamola cosi: il mio exploit è dipeso da molte cose: il cambiamento di modulo, il recupero degli infortunati, in primis di , e gli inserimenti di gente come Baptista e Menez”.


La Roma è tornata, dunque. Ma dove può arrivare?

“Il campionato ce lo siamo complicato da soli e riuscire a vincerlo è fantacalcio. Però siamo lì, nei quartieri alti, e non falliremo il traguardo della zona . Anche perché, non arrivando tra le prime quattro, si parlerebbe di stagione fallimentare”.


Proviamo a giocare: scudetto o ?


“Lo ammetto: vorrei vincere il campionato. Ma è meglio spostare l’obiettivo sull’Europa visto che abbiamo passato il turno come primi e ce la possiamo giocarce con tutti. La finale si disputerà a Roma e per quel giorno non abbiamo preso altri appuntamenti”.

Ti ritrovi nell'ambiente del calcio?

“No, vivo molto meglio fuori di questo habitat. Quella del football una realtà a parte, parallela. Della quale ho imparato a prendere il bello ed il brutto. E appena posso stacco”.

Girano troppi soldi?

“I soldi sono solo la conseguenza di un business che consente a molti di vivere agiatamente. Il tema è un altro: i rapporti sono alterati. Mi riferisco ai rapporti umani, ai collegamenti con l’esterno. Per sopravvivere bisogna saper staccare e io mi difendo”.

Mi vuoi dire che in questo mondo di ‘star’ e di contratti faraonici, c’è qualcuno che pensa ad altro?

“Certo. Io sono rimasto legato a calciatori che vivono la vita seguendo la semplicità. Ti faccio degli esempi: con Sammarco ho una bellissima amicizia, Zaccardo lo sento spesso, Paramatti è una persona meravigliosa”.

E’ un caso che nessuno di loro sia un fuoriclasse?

“E’ una delle spietate leggi dell'ambiente. Per i campioni, è faticoso restare lontani da questo pazzo Circo. Prendi : non riesce neppure a girare per strada. Non è facile. Però c’è un rovescio della medaglia”.


Quale?

“Lui è talmente grande che continuerà ad essere un simbolo anche quando avrà smesso. Tanta gente come me, invece, tra qualche tempo non se la ricorderà nessuno. Siamo meteore”.

Brighi: la normalità in un ambiente tellurico come la Roma. Descrizione corretta?

“Si, anche se non sono l'unico a leggere qualche libro o a non andare in discoteca. La maggioranza vive stando a casa, in famiglia. Però, tra noi, risalta di più quello che va a ballare e che viene fotografato all’Hollywood. O che arriva all’allenamento stanco perché ha fatto tardi. Fa vendere i giornali. E’ quel prototipo a offrire scoop e notizie, non uno come me”.

Se non avessi fatto il calciatore, quale strada avresti preso?

“Sin da piccolo ho sempre sognato di fare il maestro elementare. Sembrerà un paradosso, ma a chi mi chiedeva cosa volessi fare da grande non ho mai risposto il calciatore”.

Dunque, sei diventato professionista quasi per caso?

“Non ho mai creduto che il calcio potesse diventare la mia vita. E’ sempre stato una passione: fino agli anni in cui ho giocato a Rimini, in prima squadra, non ci pensavo. Forse è stata la mia fortuna”.

Con quali compagni della Roma hai legato di più?

“Con Tonetto e Perrotta. Rientrano nella categoria delle persone che sanno staccare dal calcio. A cena, invece, mi ritrovo spesso con Okaka, Aquilani o , i più giovani del gruppo. Il nostro è un bellissimo spogliatoio: difficile trovarne di così compatti”.


A proposito di Aquilani: sarebbe un peccato perderlo.


“Concordo. E’ romano de Roma e un grande giocatore. La società sbaglierebbe a lasciarlo partire e lui a negarsi la possibilità di diventare un numero uno con la maglia giallorossa”.

Chi ti ha più impressionato tra i compagni della Roma?

te lo aspetti forte ma quando lo vedi rimani senza parole. Mi ha davvero stupito pure Mirko Vucinic: è migliorato tantissimo ed è fortissimo”.


Siamo ai voti: è il miglior ‘10’ che tu abbia visto?



“Zidane è il migliore con cui ho giocato, ma occhio a non dimenticare Del Piero. Per sistemare Checco sul podio, devo farne fuori un altro (sorride nrd). A parte gli scherzi, fa più gol di tutti e dunque lo piazzo alle spalle di Zizou e un gradino sopra il tandem Del Piero-Baggio. Ma non ditemi che sono stato di parte, ok?”.


Credi di aver pagato il fatidico ‘no’ rifilato alla Gea?

“Non voglio pensare che sia per quel motivo, anche se ho sempre pensato che salendo su quel treno tutto sarebbe stato più semplice. Almeno stando a come la spiegavano loro. In quel momento ho avuto la forza di dire no. Ho preferito tenere il mio manager Puzzolo”.

Anche tuo fratello giocava nella : dov’è finito?


“Anche lui centrocampista. Classe ’83. Purtroppo ha cominciato a girare in molti club, sulla scia di prestiti vari. Ora è al Bellaria. Diciamo che sono stato più fortunato io”.

Come vivi la piazza?

“Serenamente. Sono qui da un anno e ho imparato a conoscere l'attaccamento dei tifosi. E' cambiato molto rispetto a due mesi fa. Allora giravo per strada e nessuno mi fermava e mi diceva: ‘A’ Mattè, sei un fenomeno…’".


Ormai sei un divo: ti vuole perfino il Milan di Beckam.

“La mattina in cui è uscita la notizia, mi ha svegliato un sms di un amico e sono rimasto colpito. Come dire: un premio all’impegno e al lavoro. Però non modifico le idee solo perché mi cerca un club così blasonato”.


In estate ci provò il Toro: avvertivi la fiducia della Roma?

“Il corteggiamento dei granata c’è stato fino all’ultimo e avevo deciso di andare. Poi la dirigenza e Spalletti mi hanno convinto a restare. Sono sotto contratto e se non vuole la società non posso muovermi. Spalletti mi disse: ‘Stai con noi, a gennaio decideremo’. Ho atteso e ho sfruttato la mia chance”.

Spalletti ha ammesso di aver sbagliato a non utilizzarti prima.


“Mi fa piacere. Io sono uno che sta zitto, che non si lamenta mai. Ma paga più nella vita di tutti i giorni che nell’ambiente del calcio. Questo comportamento mi ha fatto perdere qualche corsa, ma sono fatto così, non posso cambiare. Vivo in silenzio le emozioni e credo che impuntarsi possa solo peggiorare le cose”.

E’ vero che ad inizio stagione c’è stata una frizione tra tecnico e squadra per via del contatto Spalletti-Chelsea?


“Non penso. E soprattutto non credo che questo abbia influito sul terribile avvio stagionale”. 


Speri nella Nazionale? 


“Sembrerà strano, ma non ci penso. Confido in Lippi: saprà guardare e scegliere”.

Nel ‘rombo’ sei l’interno sinistro: chi è il tuo riferimento?

“Gattuso, che ha vinto un Mondiale e tanti trofei con il Milan. Molti mi paragonano a Tommasi e sono lusingato. Mi piace come giocatore e come persona. Altri mi hanno accostato a Tardelli”.

Ti piace informarti: cosa pensi della crisi economica e della recessione?


“Credo che il dramma maggiore, a parte le Borse mondiali, sia quello che si vive ogni giorno nelle famiglie. Gente che perde il posto di lavoro e un Sistema Italia che sta via via peggiorando. Mi sento un privilegiato. I calciatori conducono una vita al di sopra della realtà”.


Brighi fuori campo.

“Vivo all’Eur Torrino, adoro le cene con gli amici e il cinema. E poi i concerti, i romanzi. L'ultimo è 'L’ombra del vento' di Carlos Ruiz Zafon. Sono single: ecco perché sono così sereno. Scherzo: anch’io sogno una famiglia”.

Finirai la carriera a Roma?


“No, al Rimini. Sempre che mi rivogliano. Quando andai via, promisi che un giorno sarei tornato. E quel giorno arriverà”.

La famiglia Sensi non ha venduto la società a Soros. Meglio così?


“E’ bello che abbiano prevalso i valori familiari. Quanto fatto in questi anni dimostra grande attaccamento alla Roma. Se sbarcasse qualcuno in grado di buttare dentro tanti soldi...Soros poteva rappresentare tutto ciò. Ma anche in quel caso, chi avrebbe dato la certezza che di lì a poco sarebbero arrivati grandi capitali?"