Paglia: "Non esulterò. Così posso salvarmi"

19/12/2008 alle 11:30.

IL ROMANISTA (RICCARDI) - «Se la Roma dovesse segnare domenica a Catania, non esulterei come sempre». Lui è Alessandro Paglia, conduttore e radiocronista di Rete Sport. Lo scorso anno, in occasione dell'ultima giornata di campionato, Catania-Roma, ha vissuto alcuni momenti di tensione, come del resto tutti gli altri giornalisti romani presenti al Massimino. Tra questi, il nostro Daniele Lo Monaco, vittima di un'aggressione fuori dallo stadio.

 

Che clima ti aspetti, Alessandro?

«Quest'anno non credo che ci saranno grandi problemi. Certo, vista l'esperienza di maggio, se dovesse segnare la Roma, non esulterei come faccio di solito. Per correre meno rischi possibili, arriverò almeno un'ora e mezza in anticipo in tribuna stampa. E poi, io e i miei colleghi, cercheremo di parlare il meno possibile in romano».



A maggio come andò?

«Noi radiocronisti fummo collocati abbastanza in alto. Avevamo i tifosi avversari a poco più di un metro e mezzo, non era facile lavorare serenamente in quelle condizioni. Fummo insultati di continuo. Pensa, al gol di Vucinic mi nascosi sotto il tavolo per evitare problemi... Al termine della gara ci venne a prendere la Polizia e ci scortò fino all'aeroporto».



E fuori dallo stadio cosa accadde?

«Quando arrivai nella zona degli accrediti, intorno alle 12, mi sembrò di stare a Bagdad. C'erano camionette di polizia ovunque, si respirava una tensione incredibile, anche se poi non si sono verificati scontri o cariche particolari. Diciamo che entrando in anticipo evitammo l'aggressione, che invece coinvolse Daniele (Lo Monaco, ndr) e altri colleghi».



Quella è stata la trasferta in cui hai temuto di più?

«No, l'amichevole -Roma, disputata d'estate a
, fu peggio. Nel tragitto di ritorno, dalla tribuna alla macchina, io, Dario Bersani e Marco detto "Il Sindaco", incrociammo una trentina di pescaresi che non avevano proprio intenzioni amichevoli. Ce li trovammo davanti. Impugnavano bottiglie rotte, ci facevano il gesto "vi tagliamo la gola". Scappammo e ci salvammo, per miracolo».