SKY SPORT - Oltre all'abuso di farmaci, ho subito anche il doping, perché secondo me questo è il verbo giusto: subire". Dopo Stefano Borgonovo, anche Carlo Petrini esce allo scoperto per un approfondimento sulla sua situazione. "La prima volta che successe - ha raccontato Petrini, parlando degli anni in cui calcava i campi da calcio - arrivarono negli spogliatoi il medico, il massaggiatore e l'allenatore. Il medico aveva in mano un bottiglino, simile a una bottiglietta di Orangina che aveva un tappo rosso, morbido. Ai miei tempi, le siringhe gettabili non esistevano, esistevano grosse siringhe di vetro che si facevano bollire in scatoline d'acciaio insieme all'ago. Quel giorno, quell'ago entrò cinque volte in quel tappo rosso e in cinque sederi diversi, senza essere mai cambiato. Quando entrammo in campo ci rendemmo conto di quello che ci avevano dato, perché quel giorno potevamo morirci su quel terreno: correre, saltare, cadere, presentarsi davanti al portiere, avere la mente lucida e ripartire senza avere mai il fiatone, avevi una forza in corpo che era inimmaginabile in altri momenti".
"La prima volta che successe - ha raccontato Petrini, parlando degli anni in cui calcava i campi da calcio - arrivarono negli spogliatoi il medico, il massaggiatore e l'allenatore. Il medico aveva in mano un bottiglino, simile a una bottiglietta di Orangina che aveva un tappo rosso, morbido. Ai miei tempi, le siringhe gettabili non esistevano, esistevano grosse siringhe di vetro che si facevano bollire in scatoline d'acciaio insieme all'ago. Quel giorno, quell'ago entrò cinque volte in quel tappo rosso e in cinque sederi diversi, senza essere mai cambiato. Quando entrammo in campo ci rendemmo conto di quello che ci avevano dato, perché quel giorno potevamo morirci su quel terreno: correre, saltare, cadere, presentarsi davanti al portiere, avere la mente lucida e ripartire senza avere mai il fiatone, avevi una forza in corpo che era inimmaginabile in altri momenti".
Petrini poi scende nei particolari: "Mi ricordo, durante la partita che una leggera bava verde usciva dalla bocca e dovevi togliertela dalle labbra per poter respirare correttamente. Alla fine della partita, quando pensavi che tutto fosse finito, non era finito un bel niente, perché avevi ancora tanta forza in corpo che non riuscivi a stare fermo. Un altro effetto di quella roba era che la lingua si gonfiava da non tenerla quasi in bocca, dovevi stare con la bocca aperta. Poi, verso le 3-4 di notte, quando finalmente la fatica ti dava l'ultimo tocco, ti addormentavi dove ti trovavi".
"Nessuno si è preoccupato di sapere che queste cose avrebbero potuto causare dei danni irrimediabili alla nostra salute - ha concluso Petrini - Purtroppo, quando hai 20 anni, pensi sempre di essere un immortale, che niente ti farà male e accettavi tutto senza discutere o contestare. Tutti i giorni c'erano punture da fare, vedevo addirittura i miei compagni che se le facevano da soli, perché magari non si fidavano del massaggiatore. Sono stati proprio dei periodi in cui gli aiuti erano quasi normali. Adesso sarebbe ipocrita dire non lo farei più. L'unica cosa è che se nel momento che ci hanno dato questa roba ci avessero detto 'guardate ragazzi la situazione è che se la prendete potrebbe succedere che fra 30 anni vi accada qualcosa, allora, probabilmente, non l'avrei presa".