Sognando il Nord, Spalletti si sente in fuga

05/05/2009 alle 18:43.

LA STAMPA - La crisi lo ha colto un anno prima di quanto accadde a Capello: dopo quattro stagioni, Luciano Spalletti vuole andarsene dalla Roma e sta trattando con Rosella Sensi la risoluzione consensuale del contratto che scade nel 2011. Si discute di soldi. «Io posso anche restituirli», ha detto l’allenatore dalle giacchette strizzate e dal pantalone attillatissimo come i jeans delle diciottenni. Nonostante i propositi generosi, al momento di rinunciare a migliaia di euro le tasche quasi sempre si restringono. Insomma non crediamo al divorzio a costo zero e Spalletti si è meritato fino all’ultimo centesimo guadagnato con la Roma: l’ha tenuta in alto, l’ha portata al successo in due Coppe Italia e soprattutto ne ha fatto, in certi periodi, la migliore espressione del calcio italiano.

L’alzata d’ingegno l’ebbe nel modulo per sorreggere prima punta (e per ovviarne alla lunga assenza dopo l’infortunio nel febbraio 2006): i suoi detrattori sostengono che ci arrivò per necessità ma il suo è diventato il modello di un football ragionato e offensivo allo stesso tempo. Semmai gli si può imputare di essergli rimasto troppo fedele. Strano, perché Spalletti ha dimostrato di adattare con duttilità le idee agli uomini: all’Udinese aveva Di Natale, Iaquinta e Di Michele e non ebbe paura di farli giocare in un tridente coraggioso per una provinciale. Finì quarto, per la prima volta il Friuli era in . Un capolavoro.

Ora la parentesi romana è esaurita. «Un ciclo si conclude quando non c’è più volontà e passione nel fare il proprio lavoro», ha dichiarato dopo l’ennesima delusione dei giallorossi. L’idea del distacco non è nuova. Dopo aver sfiorato lo scudetto, Spalletti aveva già intuito che la Roma non avrebbe potuto fare più dell’anno scorso: dunque, ai primi di giugno si presentò all’hotel George V di Parigi per il colloquio con l’emissario di Roman Abramovich che lo considerava un candidato alla panchina del Chelsea. La leggenda racconta che la trattativa si fermò alla prima domanda: «Parla inglese?». Spalletti che gioca arditamente con l’italiano quando inventa le frasi più contorte perché non si capisca nulla, con la lingua di Shakespeare non poté bluffare.

Rimase a Roma, però alcuni meccanismi si sono inceppati e il famoso «progetto» avrebbe bisogno di ossigeno: finché la famiglia Sensi tiene il timone della Roma ne arriverà sempre meno. Così prima di bruciare l’immagine che si è costruito, l’uomo di Certaldo, nei dintorni di Empoli, cerca una via di fuga.

Capello la trovò nella della Triade, lui è un candidato alla successione di Ranieri sebbene non sia in pole position. Sarebbe la conclusione di una storia vecchia di 11 anni. Moggi l’aveva visto a Empoli e pensava di farne il nuovo tecnico bianconero, quando fosse scaduto il contratto con Lippi: nel 1998 lo spedì a rodarsi per un anno alla Samp, pronto a ingaggiarlo nell’estate successiva, ma Spalletti quella volta fallì, venne esonerato e il sogno juventino si interruppe. Rimase l’amicizia con Lippi.

Blanc dunque l’ha inserito nel sondaggio sulla disponibilità come ha fatto con Gasperini, Prandelli e altri tecnici «buoni subito», per quanto legati da un contratto ai club in cui stanno ora. Agli occhi della , il toscano ha due pregi: l’esperienza anche in e la capacità di costruire la squadra con il materiale che ha, senza imporre i giocatori che gli piacciono. C’è pure qualche difetto. Uno è il costo: a Roma guadagna 3 milioni e 600 mila euro lordi, probabilmente ne vorrebbe più di 4 ed è quasi il doppio di quanto prende Ranieri. Infine c’è la concorrenza serissima del Milan. Galliani ha confidato che vedrebbe Spalletti in rossonero, anche se in pubblico deve insistere che rimarrà . Berlusconi è meno in sintonia: preferisce un tecnico più giovane, come Leonardo o Allegri. Normalmente vincerebbe il presidente ma sono giorni in cui Berlusconi ha ben altre situazioni da risolvere. E il golpe di Galliani potrebbe risolvere il destino di Spalletti.