La Lazio a Lotito per un debito

19/04/2011 alle 12:17.

IL ROMANISTA (G. DELL'ARTRI) - Che un laziale parli sempre della Roma, è cosa normale. Non dovrebbe stupire, in fondo, che a farlo sia anche il presidente della Lazio. Per lui però è diverso, essendo un tifoso della Roma. Lo dichiarò nel 2004 l’avvocato Carlo Taormina, quando Lotito aveva appena preso la Lazio. Lo confermò qualche anno dopo l’ex governatore del Lazio (la Regione) Francesco Storace: «Quando c’era il derby e segnava la Roma ci abbracciavamo, lui era felice». Andate su youtube e scrivete: “Lotito esulta al gol della Roma”. Di chi è quel faccione felice, qualche fila sopra Sabrina Ferilli, mentre Totti mostra la maglietta con su scritto “Vi ho purgato ancora?”.

con su scritto “Vi ho purgato ancora?”. Francesco Storace, si diceva. Era lui il governatore della Regione che dà il nome alla squadra (chissà perché, poi. A Milano c’è forse una squadra che si chiama Lombardia?) nel 2004, quando la Regione stessa era indebitata con l’impresa dell’ «imperatore del mocio vileda», Claudio Lotito, come lo definì l’Unità. Debiti annullati, Lazio al tifoso della Roma. Ex tifoso? Mah, se ci sono due cose che nella vita non si cambiano sono la mamma e la squadra di calcio. Per far fronte a un debito, invece, si trova sempre il modo. «Abbiamo deciso di salvare la Lazio per evitare disordini – disse l’allora, e anche oggi, premier Berlusconi – e abbiamo fatto bene ad evitare il fallimento di questa società anche perché non si poteva rinunciare ai crediti che su di essa vanta il fisco». Circa 90 milioni, su oltre 120 totali. Rateizzazione in 23 anni con l’Agenzia delle Entrate e, considerato che il Fisco era il maggior creditore della società che porta il nome della regione, non c’era alcuna convenienza per tutti gli altri a presentare eventuali, e all’epoca legittime, istanze di fallimento. Ecco perché al primo Consiglio d’Amministrazione da presidente prese tutti gli incartamenti relativi ai debiti non pagati e li gettò nel cestino.

Ci si chiedeva poi, sempre nel 2004, come avrebbe potuto Lotito gestire una società di Serie A. Il giro d’affari

delle sue aziende era modesto: 60 milioni in tutto, meno di 2mila dipendenti, utili risicatissimi.
Tante piccole

società a responsabilità limitata, tutte con capitale sociale al minimo di legge. E quando c’è da tirar fuori

i soldi? Si può provare a farli cacciare ad altri. Magari al genero, soprattutto se questi si chiama Roberto Mezzaroma. Che tra i due sia esistito un patto parasociale per acquistare il 14% delle azioni, ed evitare così l’Opa, è stato accertato. Danni agli azionisti? Circa 10 milioni di euro, calcolò l’avvocato Massimo Rossetti, legale dei piccoli azionisti della Lazio. E che cosa farne dei soldi risparmiati? Magari una bella commissione di oltre 14 milioni come provvigione a chi ha mediato per l’acquisto di Zarate. La Covisoc indaga.

Attenzione a Lotito, comunque. Di amici ne ha tanti, mica solo Storace (che però ora pare sia un po’ meno

amico). Metteteci anche Cesare Previti, l’ex ministro Claudio Scajola, Guido Paglia e un manager che nel

2004 sembrava potesse diventare dirigente della Lazio: Andrea Abodi. Oggi è presidente della Lega di Serie B.

Non si sa mai.