Il Bournemouth padre e patrigno. La carriera di Eddie Howe è caratterizzata dal talento (più da allenatore che da calciatore) e dai Cherries. Discreto difensore, si impone nella squadra del cuore, dove rientra (post Portsmouth e Swindon) e dove abbandona la carriera a causa del secondo grave infortunio al ginocchio.
A trentaquattro anni torna in campo con la tuta, giovane allenatore. Dieci stagioni in due tranci di carriera su quella panchina. Fino alla retrocessione in Championship. Ma il talento c'è. Infatti va al Newcastle. Che sta nelle mani del fondo arabo PIF. Ricchi. Ma non scemi. Ambiziosi. Ma competenti. Lo difendono quando i Megpies sono ultimi. Nel gennaio 2021 gli comprano un plotoncino di calciatori fra cui Trippier. Da ventesimi a undicesimi. Poi quarti nella scorsa stagione. In Champions League dopo venti anni. Le aspettative salgono. Altro plotoncino di calciatori di livello arrivano in estate, fra questi c'è Tonali. Un trittico di match terribili a fine agosto, con City, Liverpool e Brighton. Tre sconfitte. Belle vittorie successivamente. Un girone di ferro in Champions League. E poi l'ultima sconfitta in Premier. Contro chi? Il Bournemouth, ovviamente.
Settimo posto, meno sei dal Tottenham quarto. Rumori che si fanno forti, quasi frastuono. Howe ha ancora la fiducia del club. Ancora. Per adesso. Talento conosciuto in Inghilterra, pensava a lui la Nazionale per il dopo Southgate qualora avessero deciso di salutarlo. Penserebbe a lui il Manchester United se si separasse da ten Hag.
E il Newcastle sempre più ambizioso a chi penserebbe se a fine stagione, seppure a malincuore, mettesse alla porta Howe? Proprio a lui. A José Mourinho. Che ovviamente non ha ancora ricevuto segnali ufficiali. Ma nel nord est inglese c'è fermento. Il nome dell'allenatore della Roma circola più negli uffici del club che fra i media locali. Più fra gli operatori di mercato che nei salotti televisivi o sulla stampa specializzata. Un nome concreto. Perché sempre di più Mourinho piace agli arabi. Per continuare a lanciare la lega del Paese o per lanciare in orbita definitivamente un club storico del campionato inglese che ora ha una matrice araba abituata a comprare. A spendere. Perché al fondo PIF la Premier League piace sempre di più. Sono abituati a primeggiare. Anche a costo di mandare via un tecnico stimato, su cui hanno puntato, che hanno difeso. E coccolato. Se a sostituirlo fosse uno come Mourinho.
AC