LR24 (FERNANDO MAGLIARO) - Roberto Gualtieri si sta formalmente insediando in questi minuti come nuovo Sindaco ma non c’è tempo da perdere: sono già ripartite le fibrillazioni sulla questione Stadio della Roma. In campagna elettorale tutti gli altri candidati - l’uscente Virginia Raggi, Carlo Calenda e Enrico Michetti - si erano sperticati in promesse, calendarizzazioni, aree predilette per l’impianto. Gualtieri aveva conservato maggior aplomb limitandosi ad auspicare collaborazione fra Roma e Campidoglio e rinviando tutto al dopo elezioni. Solo che già dopo il primo turno, quando l’abbrivio del ballottaggio era già evidente, sono iniziate le grandi manovre.
MERCATI GENERALI, (PER ORA) UNICA OPZIONE - La Roma, per ora in maniera non ufficiale, rimane ferma sull’idea iniziale dell’area dei Mercati Generali: sinteticamente solo lo Stadio dove oggi c’è il buco nero degli ex Mercati all’Ostiense e parcheggi (pochi) dove oggi sorge il Gazometro. Lato nuova maggioranza, sono appena stati nominati Maurizio Veloccia come assessore all’Urbanistica e Eugenio Patanè alla Mobilità. Entrambi esponenti Pd, avranno il compito di rapportarsi con la società giallorossa per gli aspetti principali del nuovo Stadio, quelli urbanistici e quelli dei trasporti.
UFFICIO DI SCOPO PER LO STADIO DELLA ROMA - Tuttavia, da quanto trapelato in queste ultime giornate, il sindaco Gualtieri dovrebbe dar vita a un Ufficio di Scopo (o qualcosa di analogo) dedicato proprio allo Stadio della Roma (e a quello eventuale della Lazio) e affidarlo a Giulio Pelonzi, già capogruppo Pd nella consiliatura Raggi e non ricandidatosi per scelta propria.
Pelonzi risulta molto gradito alla Roma come interlocutore istituzionale e anche alla Lazio (di cui è moderatamente tifoso). Da evidenziare come sia stato proprio Pelonzi a predisporre gli emendamenti alla originale delibera di revoca dello Stadio di Tor di Valle che hanno consentito di cancellare il vecchio progetto.
NUOVE VOCI: OLIMPICO E TOR VERGATA - Nelle ultime settimane, però, si sono susseguite una serie di voci, più o meno tutte indistintamente originate fra le fila della nuova maggioranza: Stadio Olimpico e la sempreverde Tor Vergata. Le voci sono, ovviamente, arrivate anche in casa giallorossa ma non hanno sortito effetti positivi. Anzi.
Tor Vergata è stata scartata già dai primi momenti: troppo decentrata, area complessa da un punto di vista amministrativo (proprietà mista fra Universit, Cnr, Banca d’Italia, Comune di Roma) e comunque con la necessità di consistenti investimenti sulla mobilità. Vero che ci sono progetti e richieste di finanziamento per la metro leggera ma è comunque roba lunga a venire. In ogni modo, una delle ragioni alla base della rinuncia a Tor di Valle era la sua collocazione troppo periferica. Tor Vergata sarebbe se non di più, ugualmente lontana.
TUTTI GLI OSTACOLI SULL’OLIMPICO - Lo Stadio Olimpico, in realtà, è un’opzione da piano B. Ma non come Stadio di proprietà. Che in Campidoglio voci di maggioranza parlino dell’Olimpico rientra nei giochi politici ma va evidenziato come l’impianto sia di proprietà del Demanio statale, quindi non del Comune. Demanio che lo ha affidato al Coni il quale lo fa gestire da Sport & Salute. Politica a parte, giuridicamente il Comune non ha titolo per decidere dell’Olimpico.
A parte la questione proprietà, c’è un secondo problema di difficilissima soluzione: il Coni, tramite Sport & Salute, incassa svariati milioni di euro l’anno da Lazio e Roma ma anche da rugby, atletica e, quando ci sono, dai concerti e altri eventi. Tutti soldi che qualcuno (lo Stato) dovrebbe coprire. E, connesso con questo, rimarrebbe il problema della Lazio che ha un contratto per l’Olimpico.
Ancora: la Roma, il proprio Stadio di proprietà, lo vuole più piccolo rispetto all’Olimpico. Da quanto trapela, 50mila posti è il massimo che la Roma vorrebbe, forse pure qualcosa di meno. Quindi, se si desse seguito alla voce dell’Olimpico, questo dovrebbe essere sottoposto a lavori giganteschi che dovrebbero superare il vaglio della Soprintendenza (non solo sullo Stadio ma anche sull’intera area del Foro Italico, a partire dai mosaici) e al termine dei quali rimarrebbe comunque il problema dei parcheggi che mancano e della metro che non c’è.
Quindi, doppio problema: ammesso che la Soprintendenza dia l’ok, dove giocherebbero Roma e Lazio durante i lavori? E, dopo la conclusione, dove dovrebbe giocare la Lazio?
Nello specifico, poi, l’Olimpico è uno dei pochi impianti di grande capienza dotato di pista di atletica. La Roma vorrebbe non solo un impianto più piccolo ma anche uno senza pista di atletica. Per cui, oltre la Lazio, l’atletica dove andrebbe?
Tutti questi ostacoli rendono l’Olimpico - che non sarebbe uno Stadio di proprietà, va sottolineato - una strada non percorribile come alternativa ai Mercati Generali.
OLIMPICO PIANO B - Però l’Olimpico non è un’opzione da scartare. La Roma si aspetta che, ora che le elezioni si sono celebrate e il Sindaco si è insediato, il Campidoglio rimetta in moto rapidamente la macchina. Il che significa, ad esempio, un approfondimento tecnico/giuridico su come si può revocare il vecchio e sostanzialmente irrealizzato progetto della Città dei Giovani. Cosa che, competenza stretta del Comune, ad oggi, non è mai stata neanche abbozzata.
L’idea giallorossa è che ora si inizi a correre. Oppure non è da escludersi l’idea di concentrare le risorse sulla squadra lasciando da parte l’idea dello Stadio di proprietà e andando dal Coni (Sport & Salute) per chiedere una ristrutturazione generale dell’Olimpico trasformandolo finalmente in uno Stadio in cui il calcio si veda davvero e non solo si intuisca.