Lazialeide, segreti e bugie since 1900

07/11/2012 alle 11:59.

A tre giorni dal derby, riproponiamo l'articolo scritto e pubblicato da Tiziano Riccardi su LAROMA24.IT il 6 maggio dello scorso anno. Un pezzo che, anche a più di 500 giorni di distanza e con qualche piccolo aggiornamento, non perde mai d'attualità e d'efficacia

 

LAROMA24.IT (Tiziano Riccardi) - "Guarda che anche un nome ha il suo destino...". Forse in questa frase di Angelo Infanti, alias Manuel Fantoni (dal film Borotalco di Carlo Verdone), c'è il destino di due squadre di calcio: As Roma 1927 e Ss Lazio 1900. Inutile tirare in ballo i ventisette anni a vantaggio dei secondi. Nascere prima non significa essere migliori di un altro venuto dopo, soprattutto se hai avuto la possibilità di chiamarti "Roma" e invece hai preferito "Lazio". Berardino Capocchiano, per esempio, è di undici anni più vecchio di , ma l'impronta lasciata dai due attaccanti nella storia del calcio è decisamente diversa. E ci fermiamo qui, per evitare querele dal numero dieci della Roma.

Andate su Google, cliccate "As Roma", otterrete oltre 90 milioni di risultati. Scrivete, invece, "Ss Lazio", le pagine da visitare saranno meno di 9 milioni. Sostanziali differenze. Come nella storia dei campionati delle due società: confrontando i distacchi in classifica tra le due dal 1929 al 2010 (esclusa la stagione in corso e le undici di serie B note all'almanacco laziale) emerge una voragine di 408 punti a favore di quelli nati dopo. Per non parlare delle vittorie conseguite: la Roma, con ventisette anni in meno, ha un palmares migliore. Il primo scudetto romanista, peraltro, è arrivato circa trent'anni prima dei rivali: 1942. La Coppa dei Campioni, quella di una volta, non ha visto mai la partecipazione dei ragazzi "since 1900". Dopo lo scudetto del '74, infatti, furono esclusi dalla competizione per intemperanze durante una gara europea dell'anno precedente. La Coppa delle Coppe, vinta dalla Lazio di Eriksson nel '99, fu tolta l'anno successivo.

COLORI E POPOLARITA' - I colori sociali: giallo ocra e rosso pompeiano quelli della Roma. Bianco e blu o bianco e celeste o bianco e azzurro quelli della Lazio. Anche in questo caso, si consiglia al club di Lotito di trovare una formula definitiva. Della notorietà all'estero, nemmeno a parlarne. In uno degli ultimi lavori di Julia Roberts, "Mangia, prega e ama", il regista del film (Ryan Murphy) ha rivisto e corretto la traccia originale della storia: il film racconta la storia vera della scrittrice Elizabeth Gilbert che, nella capitale, incontra tale Luca Spaghetti, un accanito tifoso di calcio. Solo che nella realtà, e nel libro, lui è laziale. Sul set, invece, diventa un accanito sostenitore giallorosso. Una scelta logica, per rendere la pellicola popolare e fruibile in tutto il pianeta. Al cinema, tra l'altro, il tifoso laziale viene sempre dipinto come un burino, dall'accento ciociaro. Il caso di Don Buro (interpretato da Christian De Sica, "Vacanze in America") è un esempio fulgido, ma nemmeno l'unico. Il figlio di Thomas DiBenedetto,Thomas DiBenedetto junior, ha di recente dichiarato: "Prima che mio padre si interessasse alla Roma, non avevo mai sentito parlare della Lazio". Spesso quando la formazione bianco e blu, bianco e celeste o bianco e azzurro va a giocare in giro per l'Europa, si ricorre al nome "Roma" tra parentesi per specificarne la provenienza.

E se vogliamo dirle tutte, infine, loro sono entrati in tutti gli scandali del pallone nostrano: dal calcioscommesse a calciopoli, passando per la vicenda dei "passaporti falsi", per la quale fu tirata in ballo anche la Roma (successivamente, Franco Sensi, Cafu e Bartelt furono assolti).

FENOMENO TOTTI - Conclusione su , "un fenomeno solo all'interno del Grande Raccordo Anulare", secondo la vox populi laziale. Senza menzionare i riconoscimenti nazionali, internazionali, gol fatti, presenze, atteniamoci all'Almanacco Panini, la "bibbia" del calcio: il capitano della Roma è in assoluto il calciatore più presente sulle copertine di questo straordinario libro, che racconta i numeri e la storia del nostro campionato dal 1939: ben sette volte. Nessuno come lui. Della Lazio, invece, troviamo solo Beppe Signori (a cui, negli ultimi anni, la vicenda del calcioscommesse ha permesso di diventare ben più noto a livello internazionale…) nel '95 ed Hernanes lo scorso anno.

Che poi sarà un caso che sia stato premiato dall’Iffhs come giocatore più popolare in Europa, ed è tutt’ora in lizza per la classifica mondiale. Ma in fondo, ognuno ha il capitano che si sceglie. O forse è solo destino: perché se c’è chi sembra voler seguire l'esempio di Beppe Signori (forse è proprio nel dna di chi indossa quella maglia…), c’è anche chi preferisce, a 36 anni, continuare a raccogliere record su record. "Guarda che anche un nome ha il suo destino...". E' proprio vero.