LAROMA24.IT - Il calcio non è solo fango e soldi. Il calcio, o quello che ne è rimasto, è fatto anche di volti e storie. Di immagini e di gol. Di sofferenza e sudore. C'è in ogni tifoso l'illusione di trovare trame di verità in questo sport sempre più contaminato e falsato. La sfida a distanza tra Totti e Di Vaio, sospesa tra amicizia e duello, è uno dei capitoli più autentici di questo campionato.
"Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio". Dentro al racconto possiamo riconoscere gli elementi più nobili del pallone: il gol, la voglia di affermarsi, l'amicizia e la lealtà in campo. C'è chi corre per scappare dalla polizia e chi per segnare e continuare a inseguire i propri sogni.
The king of Bologna is not dead. All'inizio della storia Bologna non era che un puntino lontano disperso nell'Emilia Romagna e Marco Di Vaio un giovane e promettente attaccante della Lazio. E' Dino Zoff il primo a credere in lui. Nel settembre del '93 il tecnico biancoceleste infatti decide di convocarlo e farlo esordire in Coppa Uefa contro il PFC Lokomotiv Plovdiv. Dopo l'esordio nella sperduta Filippopoli però la punta biancoceleste fatica a trovare spazio. D'altronde la concorrenza in attacco è spietata e neanche l'arrivo di Zeman in panchina gli garantisce maggiore continuità. Così fatte le valigie Di Vaio abbandona i sogni di gloria con la sua squadra del cuore e inizia il pellegrinaggio di città in città. Prima tappa del lungo vagabondaggio è Verona. La seconda, 815 km più a sud è Bari. Due parentesi prima della sua vera stagione da bomber a Salerno. In Campania Di Vaio esplode e sbanca il campionato. Promozione e titolo da capocannoniere.
Alla fine della storia Bologna diventa l'essenza dell'ex laziale. In quattro anni segna 59 gol e si piazza al 33° posto della classifica dei cannonieri di sempre del campionato italiano. Ma, soprattutto, conquista la città diventando un simbolo per i tifosi rossoblu.
"La pensino come vogliono, io sono nato romano e romanista. E così morirò". Totti a Roma è religione. Porta Metronia, l'esordio a Brescia, il primo gol in Serie A contro il Foggia e l'arrivo di Zeman nella capitale il mito fondante della storia. La trama che ogni tifoso giallorosso conosce a memoria. Con il boemo sulla panchina giallorossa inizia la leggenda. Arriva la maglia numero 10, la fascia da capitano e arrivano i gol. 25 in due stagioni.
Nel 1999 a Roma sbarca Fabio Capello e il capitano si trasforma in un calciatore completo. Gol, assist, visione di gioco e una tecnica sopraffina lanciano l'attaccante giallorosso anche in nazionale fino alla convocazione per gli Europei del 2000. Il 'cucchiaio' in semifinale contro l'Olanda è magia pura. Poco importa della finale persa. A vincere quell'Europeo è Totti.
Il calcio qualche volta è letteratura. La storia di Totti con la Roma è poesia. Finiti gli Europei Franco Sensi non bada a spese e porta nella capitale Batistua, Emerson e Samuel. Con Don Fabio in panchina e Totti in campo la Roma vola in campionato e tacca dopo tacca, vittoria dopo vittoria, conquista il terzo scudetto. E' il 17 giugno del 2001. Incroci pericolosi. Nella partita decisiva contro il Parma c'è anche Di Vaio che dopo il triplice fischio sarà costretto a scappare negli spogliatoi prima dell'invasione dei tifosi giallorossi.
Dopo lo scudetto Totti completa, con Capello prima e con Spalletti poi, la metamorfosi da trequartista a punta. Arrivano i gol e i record. Dal 2005 sono 97 gol in in 171 partite. In sei anni Totti scala la classifica dei marcatori di sempre della Serie A fino a raggiungere il quinto posto con 207 reti segnate. Tutti con la stessa maglia, tutti con la Roma.
343 gol. Tanti sono i gol segnati da Di Vaio e Totti in totale. Una vita spesa per il calcio. Una vita di allenamenti solo per veder gonfiare quella rete. Per un attimo, pensando a Totti e Di Vaio, sembra quasi che questo sport sia ancora forte e onesto. Per un attimo mercoledì, vedendo Bologna-Roma, oltre agli scandali potremo pensare che in fondo il calcio ancora non è morto.
Gianluca Pace