Il fotogramma

11/11/2010 alle 10:11.

IL ROMANISTA (P. MARCACCI) - Partita tosta, farraginosa e piena di spigoli, basta chiedere a Menez. I fotogrammi, però, ne ha offerti eccome. Basti pensare al salvataggio in anticipo di Burdisso su Gilardino o allo stesso gol di Simplicio quasi allo scadere della prima frazione, apparentemente facile ma in realtà reso semplice per chi guardava dall’eleganza con cui il brasiliano deposita con un mezzo esterno alle spalle di Boruc.

però, ne ha offerti eccome. Basti pensare al salvataggio in anticipo di Burdisso su Gilardino o allo stesso gol di Simplicio quasi allo scadere della prima frazione, apparentemente facile ma in realtà reso semplice per chi guardava dall’eleganza con cui il brasiliano deposita

con un mezzo esterno alle spalle di Boruc. Però, noi ce ne siamo scelti uno più piccolo, un dettaglio che, sempre nell’azione che ha portato all’1-0, ha fatto la differenza.

Che cos’è la differenza? A volte è quel qualcosa di indefinibile che, per quanto riguarda i calciatori, marca la distanza tra i "normali" e quelli che hanno qualcosa in più, la filigrana di chi è destinato a lasciare il segno. Quel qualcosa che, da Basilea in poi, abbiamo in più di un’occasione colto in Leandro Greco. Quel qualcosa che nel derby Greco ha confermato più volte, quando c’è stato da gestire la palla e quando è servito un surplus di qualità alla manovra offensiva. Ora, ripassiamo il "film" dell’azione che ha portato al vantaggio romanista, con la tranquillità postuma che ci permette di capirci qualcosa: all’inizio nell’area viola, sotto la nord, c’è lo stesso caos di un flipper impazzito, tra rimpalli e scivoloni, parastinchi e pozzanghere; un flipper che sta per fare tilt, con la palla prossima a finire chissà dove. Però finisce al limite dell’area, tra i piedi di Greco, che ha la freddezza di fare la cosa giusta, che di conseguenza sembra semplice e, seguendo il filo logico, si rivela la più utile: retropassaggio per l’accorrente Riise e palla che ritorna in area, con l’epilogo che sappiamo, fino all’inserimento vellutato di Simplicio. Con quella giocata elementare, che certo non è stata la sua più bella in partita, Greco è come se avesse ripulito l’azione dalle sue scorie di casualità, restituendole un filo logico e ridando un senso alla moltitudine di compagni presenti in area. Un tocco semplice, un dettaglio certo, però dal peso specifico del piombo. Quello stesso peso che la si sente improvvisamente addosso, dopo aver pensato di avercela quasi fatta a portarsi lo 0-0 al calduccio dell’intervallo.