Daje Daniè

28/10/2010 alle 11:47.

L ROMANISTA (P. MARCACCI) - E’ tempo di condensare le immagini, di sceglierne una che sia comprensiva di tutti i dubbi, gli interrogativi, gli spunti, i bisogni e le svolte che la Roma suggerisce e fa auspicare al tempo stesso. Allora, a chi continua a chiedere di cosa la Roma abbia veramente bisogno, per uscire dalle sue fobie, dal suo lassismo, dalle sue manifestazioni di impensabile e ingiustificata impotenza, cominciamo a rispondere in maniera univoca, sgomberando per una volta il campo dai distinguo, dai se e dai ma: la Roma ha bisogno di un ghigno.

Allora, a chi continua a chiedere di cosa la Roma abbia veramente bisogno, per uscire dalle sue fobie, dal suo lassismo, dalle sue manifestazioni di impensabile e ingiustificata impotenza, cominciamo a rispondere in maniera univoca, sgomberando per una volta il campo dai distinguo, dai se e dai ma: la Roma ha bisogno di un ghigno. No, non di un sorriso, quello si spera che arrivi di conseguenza; ma di un ghigno vero e proprio, di denti digrignati, di una faccia stravolta da quella tensione che sembra annullare la fatica. Di quell’espressione che poi si porta appresso urla che rimbombano per il campo, muscoli che si estendono un millimetro più in là, palloni sbattuti per terra se qualcosa non ci sta bene. Non disappunto ma rabbia, incazzatura per quello che ci sta capitando, occhi infiammati dalla non accettazione di un risultato, di prestazioni che non ci appartengono, di errori che ci condannano, sia che si tratti di una decisione arbitrale sia di un mancato, o maldestro, ultimo passaggio da tre punti. Un ghigno che mostri denti da fame, smaltati come un incrocio dei pali da pizzicare da venticinque metri o all’altezza del quale saltare di testa, con quella scelta di tempo che possiede solo chi considera decisivo ogni istante e di conseguenza lo vive. La Roma, insomma, aveva innanzitutto bisogno di lui, che mai aveva avuto il tempo di abituarla alla sua mancanza: normalità, per noi, era averlo lì in mezzo a strappare le partite coi denti. Averlo di nuovo, sembra già vedere più chiaro al di là delle ultime nuvole. Bentornato, .