Il Fotogramma

16/09/2010 alle 11:55.

IL ROMANISTA (P. MARCACCI) - Ancora una volta, non abbiamo capito. Al di là dei virus di fine estate, dei chilometri spesi in un pressing alto e spesso solitario, non abbiamo capito. Il Bayern va in vantaggio, con l’ellisse irripetibile pescata da Muller, con dieresi o senza, dall’angolo opposto a quello della sorte e, di nuovo, il numero dieci lampeggia sul tabellone di bordo campo.

Al di là di come è andata e del fatto che forse non sarebbe cambiato nulla lo stesso, doveva rimanere in campo se non altro perché la sua presenza avrebbe, quantomeno, alleggerito la pressione bavarese che, sarà un caso, dopo la sua uscita si è fatta schiacciante, non più arginabile, fagocitante spazi e residue energie, per non parlare delle speranze residue. Non abbiamo capito, sarà un esercizio da sofisti, in una serata da toni mesti e dismissione di ambizioni, ma tra i tanti rilievi che ci vengono facili, il fatto che stia diventando abituale l’uscita anticipata del merita almeno un frammento di disappunto, se non altro in omaggio al certosino lavoro con cui ha curato la sua messa a punto, con cui ha confezionato l’ennesima rinascita. In un momento in cui lo scafo imbarca acqua, il timone andrebbe perlomeno lasciato nelle mani più salde possibile, non sottratto a quest’ultime, almeno per non aggiungere rinuncia a rinuncia, incertezza ad incertezza. Klose avrebbe raddoppiato lo stesso? Può essere, anzi sarà senz’altro così, però una Roma che non riesce a trovare se stessa non può rinunciare anche a quello che sembra il più ostinato nella ricerca.