IL MESSAGGERO - Se si sale sulla collina dove abita la suocera, si va da quelli che hanno vissuto con lui gli anni dellUniversità e i lunghi mesi dellattesa delleredità, vera o presunta che sia, tutti rispondono allo stesso modo: «Lo aspettavamo dopo le elezioni, aveva detto che ricapitava, ma adesso nessuno ne sa più niente».
Buio fitto, inutile insistere. Il ragazzo al quale aveva annunciato che sarebbe andato a votare domenica 24 febbraio chiede lanonimato e ci tiene a sottolineare: «Io sinceramente ci credevo nella storia che mi avevano raccontato, di quella fortuna da gestire dopo molte tribolazioni. Adesso, però, da quando non lho visto più comparire, non so che cosa pensare. Un ricco vero e tranquillo ben difficilmente si comporta in questo modo. Non crede?».
Una sola voce, ma anche questa rigorosamente anonima, viene da un professionista perugino che lo ha frequentato per qualche settimana. «Una cosa posso dire: quando mi ha lasciato lultima volta che ci siamo sentiti, ed era appena iniziata la bufera sullacquisto della quota della Roma, mi ha ripetuto più volte: il contratto prevede che io saldi la cifra per la quale mi sono impegnato entro il 15 marzo. Adesso mi ripeto queste parole e cerco di dargli un senso, ma a me, come a tutti, sembra strano che lui non sia qui a spiegare. Troppo mistero, non capisco più».
E la storia dei soldi in una banca americana? Il racconto delleredità ottenuto dopo un lungo, estenuante braccio di ferro? La determinazione a realizzare investimenti a Roma come anche in Umbria? Inutile insistere. Nessuno qui sa. E la data del 15 marzo resta lultimo appello per dire se la storia dello sceicco multimiliardario sia una invenzione oppure abbia un qualche fondamento. «Se vuol mostrare la serietà delle sue offerte, non ha più molto tempo. Questione di ore», conclude il professionista non prima di avere sottolineato come Perugia è città scettica quanto poche altre, per niente propensa alle favole.