IL ROMANISTA (L. PELOSI) - È il 19 dicembre 2010 e nevica, a Larissa. LOlympiacos sta vincendo 1-0 e prova a perdere tempo in ogni modo. Innervositi, i tifosi del Larissa iniziano a lanciare palle di neve contro i giocatori biancorossi. Una di queste sfida Vasilis Torosidis, mentre si appresta a battere una rimessa laterale. Lui crolla a
Cose greche, come il mito di Atalanta, la ninfa che metteva in palio se stessa come premio per chi lavesse battuta nella corsa e che si distrasse per raccogliere tre mele a terra. A questa storia sè ispirato chi a Bergamo, alta o bassa che fosse, decise di fondare una squadra di calcio. Non poteva che essere un greco a castigare lAtalanta, nel giorno in cui tre mele sono finite nella porta di Consigli. Cose greche, ma anche un po romane. Il modo in cui sta in campo Torosidis è quello di uno che non ha paura di niente e che nella sua nuova squadra sè ambientato subito. Non era semplice, per uno che è arrivato a fine gennaio e dopo 10 giorni ha visto cambio di tecnico e contestazione. Ma poi perché stupirsi? Avete presente i tifosi greci? La pressione per lui è un concetto astratto. E il ruolo che gli ha ritagliato Andreazzoli sembra cucito apposta per lui.
La conferma sè avuta proprio ieri, quando Torosidis ha confermato lottima impressione che aveva lasciato la settimana scorsa contro la Juventus. Sa quando spingere e quando difendere e sa anche come farlo. Sul secondo gol di Livaja cera lui, ma ha subito una spinta evidente non rilevata dal pessimo (come spesso gli capita contro la Roma. Sfortuna) De Marco. Lui lha risolta a modo suo, segnando il gol del 3-2 con una palla di neve arancione. Fa così un greco-romano, abituato alla lotta, anche se quella greco-romana non sarà più olimpica. Lui però è Olympiacos, anzi era. Ora è Roma, per Vasilis. Che in italiano è Basilio. Sì, non ha paura di niente e forse viene da San Basilio. Cose romane e romaniste.