IL ROMANISTA (D. GALLI) - La Roma sta riflettendo se proseguire con Zeman oppure finirla qui. Dirsi addio. Esonerarlo. Ci sono voluti giorni, anzi settimane, per scegliere in estate il boemo, ci vorrà molto meno per decidere se andare avanti insieme oppure cambiare in panchina. «La riflessione durerà oltre venerdì», avvisava
Per la prima volta nella sua carriera, potrebbe fare la prima mossa. Potrebbe dimettersi. Non cè una data, non esiste un termine, non è stata fissata una scadenza. Lo spartiacque è stata la trasferta di Bologna. Lo scontro tra Zeman e Baldini sui regolamenti interni ha prodotto una certezza: a fine stagione lallenatore della Roma sarà certamente un altro, a meno che lo scenario non venga sconvolto da risultati straordinariamente positivi e una Coppa Italia conquistata. Perché spesso lo si dimentica: il terzo posto è 9 punti e nellandata della semifinale di Coppa abbiamo battuto 2-1 lInter. Ci sono ancora 48 punti a disposizione, teoricamente cè tutta la possibilità di accorciare le distanze, di trovare un punto di incontro per concludere degnamente (o trionfalmente, in un caso soprattutto) la stagione. Il punto però non è questo.
Non è più una faccenda di posizione in classifica, o quantomeno non solo. Il punto è la distanza quasi siderale che separa Zeman e la società su questioni chiave, fondamentali, troppo importanti per essere sottaciute, evidentemente, da entrambe le parti. Il tecnico solleva un problema di gestione del gruppo, di un regolamento che disciplini qualche indisciplinato. Baldini gli replica che la Roma è soddisfatta del comportamento dei suoi tesserati e poi lo bacchetta parlando di unincontinenza verbale che riguarda tutti, allenatore compreso. Sabatini tenta di mediare. Lo fa a modo suo, con aggettivi rocciosi - certi rapporti si sono «incancreniti» - come il suo carattere. Di Zeman elogia il miglioramento del rendimento di alcuni calciatori - uno a caso: Lamela - e lardire di spedire in campo il diciottenne Marquinhos, anche se poi sostiene che il problema della «disciplina spiccia» spetta al tecnico, non alla società che poi ne avalla i provvedimenti. Lassenza di alternative ritenute credibili ha evitato finora il patatrac. Di nomi se ne fanno tanti, cè chi ipotizza una promozione di Zago da assistente di Zeman a suo sostituto, chi fa circolare le candidature di Giannini, Giampaolo e Rocca, tralasciando le boutade, improponibili big che non verrebbero mai a metà campionato. La verità è che a Trigoria stanno ragionando su tutte le ipotesi. Quella del traghettatore vale quanto quella di una ricucitura dei rapporti. Fantascienza? Chissà. Daltronde è stato lo stesso Sabatini - e se non conta cosa dice il ds, cosa conta? - a immaginare uno Zeman 2, un rimpasto di governo in salsa romanista. A patto che non sia lo stesso Zeman, non convinto di una fiducia a tempo, a far saltare il banco con un gesto che sarebbe sorprendente