Stek a San Siro sei mesi dopo Lucio

24/03/2012 alle 10:44.

IL ROMANISTA (V. VERCILLO) - Stekelenburg torna a San Siro. Torna a difendere quei pali, gli stessi che il 17 settembre dello scorso anno ha dovuto lasciare nelle mani di Lobont dopo appena 18 minuti. Sono passati 189 giorni dallo scontro con Lucio, sempre su quel campo. Quasi sei mesi da quando il difensore nerazzurro, durante la gara di campionato tra Inter e Roma



Il “gigante pararigori”, com’era chiamato in Olanda, un metro e novantasette di classe e determinazione cui fanno da confine piedi fatati e due manone rassicuranti, oggi scenderà di nuovo su quel campo per mantenere quella porta inviolata per tutti i 90 minuti. Stavolta, però, di fronte si ritroverà 11 rossoneri. E alcuni molto più familiari di altri. Come Ibrahimovic, con cui ha mosso i primi passi nell’Ajax: «Obiettivamente credo che sia uno dei migliori al mondo» ammette Stek, senza però intimorirsi. Insieme, in Olanda, hanno giocato per 2 stagioni con la stessa maglia. Un anno di differenza, anche per il debutto nell’Ajax, due ruoli primordialmente antagonistici. Due carriere sbocciate in momenti diversi (mentre uno ha collezionato 19 presenze come terzo , l’altro ha segnato 46 reti in 106 gare),Stekelenburg e Ibra hanno anche due caratteri opposti: l’uno silenzioso, quasi freddo, ma sempre puntuale e preciso. Autoritario. L’altro più arrogante, diretto, in campo e fuori. «È fatto così, ma è una persona trasparente. Oggi è come era un tempo ed è il suo punto di forza» lo difende Stek, chiedendogli, però, un favore in cambio: «Posso solo chiedergli di non farci gol». Un avvertimento lo lancia anche a Vam Bommel, centrocampista del Milan: «Con la Roma stia tranquillo». La stessa bandiera ad unirli, la stessa maglia vestita nel 2010, quando insieme sono arrivati ad un passo dal vincere i Mondiali del Sudafrica con la nazionale olandese. Oggi saranno l’uno contro l’altro. Da una parte un fisico possente e una duttilità tattica. Una grande forza nei contrasti e un’incredibile precisione nei passaggi agli attaccanti, per non parlare della potenza che possiede nei lanci dalla lunga distanza. Dall’altra l’autorità in mezzo all’area, il coraggio di affrontare l’avversario nell’uno contro uno, e una straordinaria classe nei piedi (è uno dei pochi portieri che può vantare un assist diretto per il gol di un compagno direttamente con un rinvio). Caratteristiche che lo hanno reso, gara dopo gara, uno degli idoli della , che lo acclama ad ogni intervento. E oggi, anche il pubblico sugli spalti di San Siro potrà ammirare quelle manone nascoste da quei guanti sgargianti che le fanno sembrare ancora più grosse, e che arrivano in punti che il corpo fatica a raggiungere