CORSPORT (R. MAIDA) - La Roma ha sistemato le statistiche. Nel calcio i numeri non sono sentenze, ma aiutano a capire i cambiamenti di una squadra. Nel caso della Roma
Il sacrificio delle punte e il concetto di squadra - La svolta è nella testa, perché parte tutto da lì. (...) Nella Roma che funziona, funzionano tutti. Da Totti, che non correva a questi ritmi dagli anni di Zeman, a Lamela, che contribuisce sempre alla copertura di una fascia, a Osvaldo, che rientra costantemente e spende centinaia di calorie in ogni partita (è uno di quelli che sui calci dangolo in difesa colpiscono più frequentemente la palla di testa). Naturalmente, poi, ci sono gli aggiustamenti tattici, senza i quali latteggiamento non sarebbe sufficiente a conquistare risultati: gli esterni che tornano terzini, una maggiore densità a centrocampo, un esercizio più frequente nei calci piazzati. Con il Chievo, poi, ecco unaltra novità. Bojan centravanti, come sostituto sui generis di Osvaldo; Lamela a girargli attorno, come un fantasista per ogni occasione; Totti arretrato sulla linea di Pjanic e Simplicio. «Linterpretazione dei giocatori è fondamentale, non lo schema di gioco» ha spiegato Luis Enrique domenica pomeriggio, attribuendo alla squadra i meriti dellevoluzione. Concetto generoso ma falso: senza la sua capacità di comprendere gli errori delle prime settimane, la nuova Roma non si sarebbe mai vista
Stekelenburg è tornato a essere Stekelenburg - Ai portieri serve un po di fortuna e Stekelenburg nei primi mesi di Roma non ne ha avuta. In allenamento, a sentire i suoi stessi compagni, scattava come una molla e parava tutto. In partita, perdeva lorientamento e concedeva gol abbastanza banali. A peggiorare le cose, poi, è arrivata la pedata di Lucio in Inter-Roma, che lo ha costretto a interrompere il processo di adattamento al nuovo mondo. Appena la ruota ha cominciato a girare, Stekelenburg è diventato una certezza per Luis Enrique. La correzione sul sinistro di Estigarribia contro la Juve, il palo di Lavezzi a Napoli, la deviazione su Diamanti a Bologna, dimostrano che a volte la vita è legata al millimetro. Ma sarebbe ingiusto e limitativo parlare solo di destino. Stekelenburg ha messo molto di suo nella crescita che lo ha riportato ai livelli della stagione 2009-10, chiusa con la finale mondiale giocata con lOlanda. Ha imparato a comunicare con i compagni della difesa, grazie allapplicazione nello studio della lingua italiana. Ha preso confidenza con gli schemi di Luis Enrique, che richiedono unattenzione quasi maniacale. Si è allenato sempre di più in tutte le specialità; uscite, parate, rilanci. Guardate adesso come calcia il pallone: per precisione sembra un trequartista, non un portiere. E dentro alla porta è padrone di ogni situazione, trasmettendo tranquillità con quellaria da gigante gelido.
La Roma ha imparato a fidarsi di lui. Che come prometteva Sabatini in estate, «risolverà i problemi della squadra per molti anni». Sono attese conferme, perché gli esami non finiscono mai. Però nessuno più mostra segni di pentimento per averlo pagato - bonus inclusi - quasi otto milioni allAjax. Ed è già tanto
Linvenzione Taddei, Juan riscoperto e la fiducia a Rosi - La mossa Taddei, il recupero di Juan, la centralità di Heinze, la scoperta di Rosi. Nellemergenza, creata dal crac di Burdisso e dai problemi muscolari di Kjaer, senza contare i misteri di Cicinho, Luis Enrique ha trovato un quartetto di difensori di buona affidabilità.
Soprattutto con i brasiliani, non è stato un lavoro facile. Lallenatore ha dovuto convincere Taddei a fare lesterno a tutta fascia e Juan ad aspettare di ritrovare la migliore condizione prima di essere rimesso in pista. Nessuno dei due inizialmente era contento delle indicazioni che arrivavano dallalto (...). Alla fine i risultati della Roma e la bravura dei giocatori premiano la gestione di Luis Enrique. Che nei fatti ha dimostrato di non negare a nessuno una possibilità. E se il corridore fatto in casa, Rosi, è stato valorizzato con il concorso del nuovo preparatore Chinnici, che ne ha migliorato dieta e condizioni fisiche, Heinze è stato fondamentale nella crescita del gruppo. Non solo per le partite di discreto livello che ha giocato, ma anche per il ruolo di guida allinterno dello spogliatoio che tutti i compagni (specie gli argentini) ormai gli riconoscono. Il prossimo obiettivo di Luis Enrique sarà rivitalizzare Josè Angel, asturiano come lui, acquistato perché cera lui. Contro il Chievo il giovane Cote ha mostrato di essere in ripresa, piano piano riprenderà confidenza e raggiungerà il rendimento degli altri. (...)