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IL TEMPO (A. AUSTINI) - Farà lallenatore, su questo non ci piove. Se ancora a Roma o altrove dipenderà da tante cose. Vincenzo Montella guarda avanti con ununica certezza: ha a disposizione nove partite di campionato, più almeno due in coppa Italia, per convincere i prossimi proprietari americani a lasciarlo dove sta. Dallosservatorio di Boston, Thomas DiBenedetto & soci s
E, magari, portare a casa la decima coppa Italia della storia giallorossa, perché una coccarda tricolore cucita sulla prima maglia prodotta dagli americani ci starebbe a pennello. Due traguardi tornati possibili grazie alla cura rigenerante iniettata nelle vene della Roma da Vincenzino dopo laddio di Ranieri. I dieci punti conquistati in quattro partite di campionato non possono essere arrivati per caso. Il lavoro di Montella sta pagando: allenamenti più lunghi e intensi, preparazione atletica mirata, dialogo continuo con i giocatori e unidea tattica ben chiara in testa. Chi lavora adesso a Trigoria non avrebbe dubbi: lAeroplanino merita una chanche anche nella prossima stagione. Totti si è già esposto a Donetsk. «Se hai un allenatore così bravo in casa, perché non tenerlo?», linvestitura, a parole, del capitano.
DiBenedetto, indirettamente, gli ha fatto i complimenti elogiando lo spirito della Roma nel derby di domenica. Montella ha un identikit adatto al progetto americano: è giovane e può essere luomo giusto per costruire una squadra nel giro di qualche anno. Il contrario di un Ancelotti o un Mourinho, che si spostano soltanto per vincere subito. E infatti il primo nome - ma irragiungibile - venuto in mente agli uomini di Boston è stato Guardiola. Un altro è il giovane Villas Boas del Porto. Insomma, Montella ha le carte in regola almeno per partecipare alla corsa. Partendo da una posizione di vantaggio non indifferente: è lattuale allenatore, con tanto di contratto fino al 2012 «ereditato» dal vecchio incarico di guida dei Giovanissimi.
Lo stipendio di 500mila euro netti è stato ritoccato verso lalto, con laggiunta di ricchi premi fissati a obiettivo. Montella non ha più un procuratore (quando giocava si era affidato a Sergio Berti) e chiede consigli allamico Davide Lippi, non a caso presente a Marassi e a Trigoria nei due giorni che hanno portato al cambio in panchina. Ora la parola spetta al campo. Ma soprattutto a DiBenedetto e ai suoi referenti italiani, già a lavoro per garantirsi unalternativa pronta e affidabile.