IL ROMANISTA (R. IACOPINI) - Se rifondazione romanista dovrà essere, questa dovrà necessariamente passare attraverso molti aspetti, da quello societario e dirigenziale a quello più strettamente tecnico. Un punto fermo da cui ripartire però cè: i tifosi giallorossi. Perché se i giocatori, gli allenatori e i presidenti vanno e vengono, i tifosi, invece, sono sempre lì, con il loro gran
Un punto fermo da cui ripartire però cè: i tifosi giallorossi. Perché se i giocatori, gli allenatori e i presidenti vanno e vengono, i tifosi, invece, sono sempre lì, con il loro grandissimo calore. Quel calore che ha reso la Roma famosa e unica nel mondo, al di là dei risultati sportivi.
«Noi tifosi romanisti ci siamo sempre stati e ci saremo sempre - ricorda Fabrizio Grassetti, presidente dellUtr, lUnione Tifosi Romanisti - . Non a caso, la nostra associazione ha già preparato la trasferta di Genova e, soprattutto, quella di Donetsk». Una trasferta nella quale le speranze della Roma sono ridotte al lumicino, ma che comunque ci sono, come conferma Grassetti: «Certamente, noi ci crediamo. Ricordo ancora la partita col Norimberga (Coppa Uefa 1988-89), quando la Roma, dopo aver perso 2-1 al Flaminio, andò in Germania a ribaltare il risultato, vincendo 3-1 ai supplementari. Anche in quella occasione furono numerosi i tifosi giallorossi a seguito della squadra, tanto che Dino Viola disse che lunica cosa su cui non nutriva dubbi era proprio la fedeltà dei tifosi». Fedeltà che non è mai venuta meno, anche nei momenti più delicati, come quello che sta vivendo adesso la Roma: «Sì, è un periodo negativo, ma se ne può venire fuori. Serve la coesione da parte di tutti, tifosi, squadra e società, perché le vittorie, così come le sconfitte, non sono mai figlie di una sola componente. Se la Roma è da rifondare? Non lo so, - risponde Grassetti - forse rifondazione è un termine un po forte, per quanto efficace. Se per rifondazione si intende una maggiore coesione da parte di tutti, una voglia di remare tutti dalla stessa parte raddoppiando gli sforzi, allora sì, la Roma è da rifondare».
Più radicale invece è il pensiero Gianfranco Rosati, vice presidente dellAirc, lAssociazione Italiana Roma Club, secondo cui la rifondazione va fatta, eccome se va fatta. E deve toccare tutti gli aspetti, a partire da quello societario: «Purtroppo lattuale momento della Roma è frutto innanzitutto della mancanza di una società solida alle spalle. Una mancanza che non è solo figlia dellimminente passaggio di consegne, ma che la Roma si porta dietro da diverso tempo. Da un po di anni a questa parte, infatti, nella società giallorossa cè stata molta confusione, causata dallincertezza dei ruoli, da una presidenza troppo spesso assente e da una mancanza di attenzione nei confronti della squadra». Cè bisogno dunque di aria nuova. E non solo in società, ma anche dal punto di vista tecnico: «Non dobbiamo aver paura di cambiare. - afferma Rosati - Purtroppo alla Roma spesso ci leghiamo troppo a certi giocatori, quando invece, secondo me, la rosa va rinnovata ogni quattro o cinque anni. Oltretutto, tutto questo non aiuta nemmeno lallenatore».
La rifondazione, dunque, deve toccare tutte le componenti della squadra: «Certamente - conclude Rosati - cè bisogno di un ricambio complessivo e generale». Sulla stessa lunghezza donda di Rosati è Arduino Ciaralli, presidente del Roma Club Az, anchegli favorevole a una rifondazione totale, che deve partire innanzitutto dalla squadra: «Abbiamo molti giocatori oltre i trentanni, a partire dal nostro capitano. La squadra titolare va rinnovata per cinque o sei undicesimi, cè bisogno di giocatori giovani. Dispiace dirlo, perché questo gruppo negli ultimi anni ci ha tenuto sempre ai vertici del calcio italiano e anche europeo, ma è un fattore naturale, direi anche fisiologico».
La rifondazione romanista passa anche per lallenatore: «Stimo moltissimo Ranieri - afferma Ciaralli - e ho grande fiducia in lui, anche perché è romano e romanista, e questo è certamente un fattore importante. Ranieri sta facendo quello che può, ma, secondo me, probabilmente alla Roma questanno sono mancate delle certezze: si deve giocare con una squadra base, soprattutto in attacco, perché in partita si devono ripetere gli automatismi appresi in allenamento».