Roma-Milan, MAN OF THE MATCH: Daniele De Rossi

24/12/2012 alle 04:09.

LAROMA24.IT – Riprendersi la Roma in 90 minuti. Lasciata 41 giorni prima, nel bel mezzo di un derby, sola e confusa al settimo posto con 17 punti, uno in meno dell’Atalanta, dieci rispetto all’Inter, appena sopra a Catania e Parma. Da qui è ripartita la scalata di De Rossi: un piede su una voce di mercato, l’altro sulle teorie di inadattabilità al modello di gioco attuale, alzandosi fino a riemergere nel cuore del centrocampo. Con l’Atalanta, in Coppa Italia, una prova generale prima che gli venisse nuovamente affidata la conduzione del 4-3-3 giallorosso nell’ultima gara.



Anche per la salvaguardia del morale di Tachtsidis, Zeman dirà che si è trattato di una scelta tattica, calibrata per l’attualità: contrastare la mediana milanista e magari proteggere maggiormente la difesa orfana di . E, come in un videogame, per 20 minuti, rimpallava ogni tentativo di verticalizzazione avversaria, forzando Montolivo e gli altri a studiare percorsi alternativi, oltre a far traslocare Boateng sull’esterno. Appena un profilo, perché poi il giallorosso, tra le sue 18 “giocate utili” della gara, primo tra i compagni, ne ha infilata una da trequartista per il 3-0, quando con una finta ha illuso tutti i presenti nel XX Municipio che avrebbe calciato, salvo donare a Lamela l’opportunità di abbattere un Milan ormai moribondo.

Un primo tempo portentoso in cui è stato colonna e architrave, pattugliando la corsia centrale con 20 “palloni recuperati”, uno in meno di Piris e Marquinhos solo, e poi ridistribuendo l’azione d’attacco come certificano le 75 “palle giocate”. si è così smarcato, chissà se definitivamente, dal “mirino” di Zeman, che dopo Lamela («tra lui e Lopez non c’è tanta differenza: hanno capito entrambi poco», disse il 25 agosto sul capocannoniere giallorosso), si era deciso a scavare nell’orgoglio del numero 16 per cavarne fuori una reazione sul campo. Anche per i tempi di risposta più lunghi, il giochino si è prolungato oltremisura, con l'effetto di raddoppiare il vigore delle bastonate.

Ma nella conferenza post-Milan, il muro zemaniano è caduto, almero per ora: «A me non interessa che i giocatori mi amino– la prosaica premessa – ma che rendano. Con qualcuno magari ci litigo, più per finta che in realtà, perché li devo motivare». Per conferme, chiedere di , giunto alla titolarità del posto tramite una dedica non proprio affettuosa dopo il gol al derby. Capovolto Lamela, scosso il bosniaco, ritrovato . Buon 2013.

Mirko Bussi