LAROMA24.IT Cera una volta Sarti-Burgnich-Facchetti-Bedin-Guarneri-Picchi-Jair-Mazzola-Domenghini-Suarez-Corso. La si ripete tutta dun fiato, a memoria, come se non fossero undici uomini distinti ma undici versi di una poesia scritta da Angelo Moratti e interpretata da Herrera quasi mezzo secolo fa. Era La Grande Inter. E il canto dun calcio in bianco e nero, oggi fruibile a colori e rigorosamente in alta definizione, che riempie i palinsesti televisivi 7 giorni su 7. E' divampata, quindi, la necessità di rose folte, di un ricambio per ogni ruolo perché lottiamo su più fronti e siamo costretti a giocare ogni tre giorni.
La Roma non fa eccezione, piuttosto rappresenta una delle massime espressioni della mancanza di una formazione base. Fino a domenica sera. Quando Montella ha vestito i panni del rivoluzionario confermando lo stesso 11 scelto sette giorni prima contro il Chievo. Il 36enne tecnico romanista ha così fermato il conteggio inaugurato nel novembre del 2008. Un record, considerando che tutte le squadre di A hanno schierato almeno una volta la medesima formazione per due gare di fila nella stagione in corso. L'unica variante è offerta dal Bari: per delucidazioni sui motivi citofonare all'infermeria del club già retrocesso. Neanche paragonabile con il lasso di tempo atteso dai giallorossi: basta infatti risalire al gennaio 2010, quando Ventura mantenne intatte le proprie pedine nella doppia sfida con Udinese e Fiorentina.
Al contrario, il calendario romanista va sfogliato fino all'8 novembre di due stagioni fa, quando lallora squadra di Spalletti si presentò al DallAra per sfidare il Bologna (1-1 con lautorete di Cicinho al 92) confermando gli uomini che 4 giorni prima avevano sottomesso nientemeno che il Chelsea. Di quella formazione, ben dieci undicesimi risultano tuttora sotto contratto e 7 fanno parte del telaio romanista ribadito da Montella nella doppia uscita con Chievo e Bari.
TUTTO COME ALLORA - Da Doni e Juan, passando per la coppia Pizarro-De Rossi a proteggere gli inserimenti di Perrotta negli spazi aperti da Totti, affiancato sullesterno da Vucinic. Senza contare che di quella formazione facevano parte anche Mexes (titolare fino allinfortunio che lo ha portato in sala operatoria), Cicinho (prestato con un sorriso così al Villarreal) e Brighi (ancora nella rosa romanista). Unica vittima è Panucci, oggi opinionista radiofonico in settimana e ballerino nel week end. Mentre la novità è rappresentata da Burdisso, poichè Menez, Cassetti e Riise, titolari a Bari, già figuravano nella rosa romanista del 2008. Insomma sembra ieri, eppure in mezzo ci sono 3 allenatori, 2 proprietà ed uno scudetto di cui si è percepito solo lodore per lennesima volta.
CON RANIERI SI CAMBIA Da Spalletti a Montella, 903 giorni per riscoprire lesistenza di una Roma standard. Non è un caso che per scovare la stessa squadra schierata consecutivamente bisogna risalire agli anni dei comportamenti giusti e del 4-2-3-1 coniato dal tecnico di Certaldo, dove le gerarchie fra titolari e riserve erano piuttosto nitide, anche per via di un marcato divario tecnico tra i primi 13-14 e il resto del gruppo, composto, nella migliore delle ipotesi, da giovani di dubbiose speranze. Quella rosa, con un Aquilani in meno e un Burdisso in più, che non trovò fissa dimora sotto la guida di Ranieri. Da Siena-Roma, debutto sulla panchina romanista, fino a Genoa-Roma del 20 febbraio scorso, il tecnico dimissionario non ha mai schierato la stessa formazione per due gare di fila. 84 volte si è trovato a dover decidere gli 11 a cui affidare una maglia da titolare e solo in unoccasione, tra la Supercoppa contro lInter e la gara con il Cesena al principio della stagione, ha confermato le proprie scelte. Lunico cambio fu rappresentato dal portiere, con il rientro di Julio Sergio al posto di Lobont. Moduli e giocatori centrifugati in base allavversario di riferimento, oltre ad un turnover applicato per mitigare gli umori, più che per distribuire gli sforzi fisici. Questa lincognita scelta da Ranieri per risolvere lequazione romanista. Diversa, invece, quella per cui ha optato il suo successore.
RITORNO AL FUTURO - Montella lo fece capire subito: si sarebbe giocato la sua prima chance da tecnico di Serie A con uno schema prestabilito e puntando sui giocatori funzionali a quello schieramento. Provò dunque a ricomporre i pezzi di quel 4-2-3-1 che fece la fortuna della Roma spallettiana, affidandosi a chi lo rese celebre: guanti da titolare a Doni, Pizarro in regia, Perrotta incursore dietro lattaccante. Uno e uno solo, più Vucinic sulla linea dei trequartisti, controbilanciato da Taddei sulla corsia opposta. Il resto lha fatto linfortunio di Mexes, azzerando o quasi le possibilità dalternanza tra i difensori centrali, e la forma di Totti con Borriello relegato al ruolo di riserva. Menez al posto di Taddei, lultima modifica per garantire più sfoghi ad un modulo apparso inevitabilmente arrugginito rispetto agli splendori del passato.
Non è stato come riscoprire una seconda giovinezza, visto linevitabile logorio di alcuni interpreti principali, ma ha ridato un volto alle idee romaniste, riavvicinando la 4° piazza, ultima disponibile per i preliminari di Champions. Ma gli accoliti di padron turnover possono stare tranquilli. Da sabato si cambia di nuovo, vista la doppia squalifica per Perrotta e De Rossi. Dicevano: "squadra che vince non si cambia". O forse sì...
LE FORMAZIONI RIPETUTE:
Doni, Cicinho, Juan, Mexes, Panucci, De Rossi, Pizarro, Brighi, Perrotta, Vucinic, Totti. (tra Roma-Chelsea 3-1 del 4/11/2008 e Bologna-Roma 1-1 dell'8/11/2008).
Doni, Cassetti, Juan, Burdisso, Riise, Pizarro, De Rossi, Menez, Perrotta, Vucinic, Totti. (tra Roma-Chievo 1-0 del 23/4/2011 e Bari-Roma 2-3 dell'1/5/2011).
Mirko Bussi