Derby di marzo, derby da Montella: dal poker del 2002 al debutto da allenatore

12/03/2011 alle 18:24.

LAROMA24.IT – 10 marzo 2002, ore 20.29. I tifosi giallorossi, con il consueto stato d’animo ai limiti della schizofrenia, si avvicinavano al secondo derby di stagione. Non conoscevano ancora le intenzioni di Vincenzo da Pomigliano d’Arco. Alla fine del primo tempo il tabellino ripete monotono: Montella, Montella, Montella. 3-0 giallorosso da stropicciarsi gli occhi.

9 anni e 72 ore dopo riappare l’incubo biancoceleste sotto mentite spoglie. Non ha più il numero 9, targa dei bomber di razza, non ha più i capelli lunghi all’indietro e ha chiuso con i decolli. Ha varcato il guado: ora è lì in piedi davanti alla panchina, divisa sociale, ciuffo da un parte, sguardo glaciale e block notes in mano. Sembra passata un’eternità. Degli 11 protagonisti di quella magica serata di 3290 giorni fa sono rimasti in 2: oltre a Montella c’è , ieri oggi e domani a guidare la sua Roma. Furono proprio loro ad apporre le firme sui gol che costrinsero l’imperturbabile Capello a sorridere e stringere i pugni in segno di esultanza. Un evento talmente straordinario che, se non esistessero i filmati a provarlo, stenteremmo a crederci.

QUELLA SERA – Una cosa mai vista, probabilmente mai pensata. Sì, perché il solo ipotizzare di prendersi un derby in quel modo è materiale sufficiente per riempire una cartella clinica da consegnare al reparto di neuropsichiatria. Il folle è Montella: un, due, tre, quattro voli in una notte sola. Il primo dopo appena 13’: tacco smarcante di dalla linea laterale per Candela che di esterno dipinge un cross sul quale si avventa l’attaccante napoletano. Torsione di testa bruciando Nesta e palla nell’angolo più lontano per il vantaggio romanista. 17 minuti dopo è di nuovo in cabina di pilotaggio: serpentina di che, dopo aver battuto velocemente un calcio di punizione sulla metà campo, punta dritto verso la porta. Salta qualunque ostacolo gli si frapponga davanti e scarica dal limite, respinta di Peruzzi, Nesta spazza. Anzi no, perché in quel segmento di secondo in cui l’ex capitano attende il rimbalzo del pallone prima di allontanarlo s’inserisce perfidamente l’aeroplanino. Allo sciagurato Nesta non resta che ‘calciare’ la scia del secondo decollo della serata.



Sembrava abbastanza, eravamo appena a metà della storia. Minuto 37: punizione di dalla destra, mischia in area, tra i tanti giganti ha la meglio mister 172 centimetri. Chi lo marcava? Ricordarlo sembrerebbe esercizio ingeneroso. Fine primo tempo: Lazio-Roma 0-3, esclusivamente Montella che costringe al
ko tecnico il numero 13 biancoceleste, obbligandolo a rimanere negli spogliatoi per far spazio a Gottardi. Nel secondo tempo la reazione della squadra di Zaccheroni è tutta in un tiro estemporaneo di Stankovic che dà l’illusoria speranza di una notte diversa per i tifosi laziali. Al 64’, infatti, Montella scarica dal limite un sinistro che bacia la parte inferiore della traversa prima di infilarsi alle spalle dell’estremo difensore avversario. Non apre neanche più le ali, probabilmente per non scadere nella ripetitività, dopo la quarta gemma di una serata che lo ha iscritto a fuoco nella storia romanista.

Mentre la Sud invitava i presenti a riprendere la via di casa convinti che non ci fosse più nulla da vedere, ci pensò a lasciare i tifosi inchiodati al proprio posto con un cucchiaio dai 25 metri. La corsa a mostrare la maglia-dedica (“6 unica”) sottolineata dall’applauso sorridente (giuriamo, dopo averlo rivisto più volte) di mister Capello. Adesso sì, potete andare “tutti a casa”.



DOMANI SERA – Ritornerà sulla scena del delitto. Guarderà quella porta, forse negli occhi avrà ancora quei voli, ma dovrà rimanere ai bordi del campo a prendere appunti e dare indicazioni alla sua Roma. Quella squadra che ha raccolto dopo la 26esima giornata (la stessa di quel poker nel derby…) ridotta a poco più che cenere da un’annata iniziata male e proseguita peggio. Due vittorie contro e Lecce e un pari casalingo col Parma prima della triste serata di Donetsk dove sono riaffiorati i limiti connaturati della Roma, solo appannati dal testacoda emotivo sgorgato dal cambio di panchina. Mister Montella, però, ha puntato su un cambio metodologico. Dallo staff alle sedute di allenamento, passando al rapporto con i giocatori per finire con il sistema di gioco prescelto. “Un giovane vecchio” lo ha definito Montali, nel frattempo asceso al ruolo di direttore operativo. Per Andreazzoli, promosso vice del neo tecnico giallorosso, è “un giovane saggio che non immaginavo fosse già così preparato dopo un solo anno da allenatore”. L’ufficializzazione di un cambiamento, necessario per svestirsi di maglietta e calzoncini per legarsi la cravatta da coach.

Dopo appena 344 minuti da allenatore di serie A, recuperi esclusi, ecco il primo scottante esame: affrontare un derby che lega, oltre al desiderio di egemonia cittadina, evidenti necessità di classifica con la Lazio quarta e avanti di 5 punti. In più, come se non bastasse, ha raccolto l’eredità di Ranieri capace di totalizzare l’en plein nelle 4 stracittadine disputate. Ma prima di quel 10 marzo 2002, era folle anche pensare di realizzare un poker nel derby…

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Mirko Bussi