LAROMA24.IT - Davide Moscardelli è l'ultimo di una lunga serie: romani (o "naturalizzati" tali), romanisti, il Colosseo nell'anima, il Cuppolone tatuato chissà dove, Il Gladiatore il loro film preferito, ma con il vizietto di fare gol alla squadra del cuore: la Roma. Magari poi non esultano (come Moscardelli), magari si sentono pure in colpa, o magari no. Come li chiamava Monicelli, "Parenti serpenti". In principio fu Ciccio Graziani, da Subiaco, che, da avversario, con la maglia dell'Udinese diede un
Antonio Bernardini, il Professore, segnalò il suo nome nel tabellino di Salernitana-Roma del '99, contribuendo alla vittoria campana. Della generazione di Bernardini facevano parte Scarchilli e Statuto: entrambi centrocampisti, entrambi innamorati di questi colori, entrambi carnefici: il primo, Scarchilli, da giocatore del Torino, l'altro, Statuto, da giocatore del Piacenza. A Guidonia non c'è solo l'Aquapiper, il famoso parco acquatico. C'è nato David Di Michele, tre marcature nel corso del suo girovagare da Udine a Palermo. Quello che un anno sì e l'altro pure dichiarava a tutti di voler - prima o poi - vestire il giallorosso. Alla fine c'è riuscito, ora è nel Lecce di De Canio. Storia simile per Simone Tiribocchi, il Tir di Fiumicino. Mai professionista nella sua terra natale, ma attaccante di discreta fama al Nord. Ostico in un paio di occasioni: anni fa col Chievo, il campionato scorso con l'Atalanta. Daniele Conti, figlio di Bruno, doveva essere un predestinato: esordio in casa, gol al Perugia e corsa sotto la Sud proprio come faceva papà. Ma nessuno ebbe il coraggio di puntare su di lui: male, malissimo, perché da capitano del Cagliari è riuscito a far male, malissimo quattro volte. All'Olimpico lo fischiano spesso. Non successe lo stesso con Marco Delvecchio: lui è l'uomo derby per antonomasia, è il romano nato a Milano, che ad un certo punto decise di andare da un'altra parte per gli ultimi spiccioli di carriera. Un giorno, da tesserato dell'Ascoli, si ritrovò sotto la Sud. Gli arrivò un pallone facile facile da spingere in rete, che non poteva non capitalizzare. Fece gol, sì, ma alzò la mano per chiedere scusa ai suoi tifosi. Degna di menzione anche la realizzazione di Cristian Silvestri, nella semifinale di Coppa Italia del 2008. Non tanto per l'importanza, perché il turno lo passò la Roma, ma per un curioso destino: non solo era cresciuto nelle giovanili giallorosse, anni prima era stato il cognato di Totti e il fratello di Marzia, la prima fiamma di Francesco. Un capitolo a parte, lo meritano i portieri: Marco Amelia ha fatto sapere che un giorno tornerà, "anche gratis se sarà necessario, perché voglio vestire la maglia della Roma". Nessun sacrificio, però, sarà sufficiente a ripagare lo scudetto 2008, che con le sue parate (e quello stramaledettissimo gol di Diamanti) contribuì a cucire sulle maglie dell'Inter. Così come Marco Storari, il "paratutto" della Sampdoria del 25 aprile 2010. A lui ha già pensato il capitano, dopo il rigore trasformato a Torino meno di un mese fa.
Tiziano Riccardi per LAROMA24.IT




