Dybala: il blackjack di Mourinho. Come cambia la Roma col nuovo 21

22/07/2022 alle 12:10.
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LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Ci sarà Paulo Dybala ad abbellire la Domus Aurea che Mourinho sta innalzando dalla passata stagione, dopo aver trascorso la prima metà a incendiare la gran parte delle sterpaglie che la deturpavano, almeno secondo i suoi canoni di bellezza. Perché Paulo Dybala giocherà per la Roma. E scriverlo, dopo precauzionale refresh delle agenzie, aiuta a convincersi che sarà davvero così. E come il tecnico portoghese adagerà, perché il talento si posa con cura non si colloca come si farebbe con le altre pedine, dentro il rettangolo romanista è diventato il gioco più erotico dell'estate. Proprio la definizione nel ruolo ha impegnato in lunghi dibattiti il settennale juventino di Dybala.

Per fare ordine, ecco come ha provato a catalogarlo chi lo ha allenato in Serie A. Da Iachini, al Palermo, secondo cui "Dybala fisicamente è piccolino ma vicino alla porta è devastante. Non credo di sbagliare se dico che è uno degli attaccanti più forti al mondo. Quando lo avevo a Palermo non aveva ancora un ruolo, poi parlando con lui l’ho messo attaccante, nonostante ci fossero molti dubbi", registrato nel febbraio 2020 prima di sfidarlo con la . "Questa mia consacrazione da centravanti la devo a Iachini" confermava 'u picciriddu' che arrivò alla da falso nueve.

Trovò Allegri in bianconero che nel 2018 ne tratteggiava i contorni così: "È un uomo da 15 gol a campionato, poi ci sono stagioni in cui può salire a 20, ma non può fare il centravanti in una grande squadra. Potrebbe esserlo in squadre in cui si trova a 50 metri dalla porta, non a 20 come accade a noi. Il meglio lo dà quando ha spazio per partire da più lontano". Cambierà opinione qualche mese più tardi: "Può fare anche il centravanti. Paulo non sta dentro l'area, è un giocatore tecnico che fa giocare bene la squadra, devo utilizzare le sue caratteristiche cambiando anche le mezzali e mettendole in grado di fare bene e riempire l'area".

Quindi arrivò Sarri che nelle prove di 4-3-1-2 alla domanda sul trequartista rispondeva: "Può farlo Ramsey, Rabiot, in certe partite anche Dybala, ma a me piace qualche metro più avanti". E poi Pirlo: "Dybala è un attaccante, una seconda punta, appena sarà al top della condizione lo metteremo nella sua posizione ideale".

La heat-map (gentilmente offerta da Sofascore), più banalmente le zolle calpestate con maggior insistenza da un giocatore in campo, di Paulo Dybala nell'ultima stagione si estende dalla parte destra del campo fino a focalizzarsi verso il centro. Se quindi sui campetti virtuali il nome di Dybala può esser scritto più in là, più qua, più sopra, meglio, più sotto, dipende, quello che risulterà decisivo saranno le interazioni, le associazioni d'idee e movimenti, che scaturirà con la sua presenza. Col tempo, infatti, i suoi posizionamenti si sono fatti più sedimentari, ricevendo sempre maggiormente il pallone sui piedi.

E questo andrà bilanciato, inevitabilmente, da compagni in grado di ricevere in movimento. Quindi Abraham, certo. E non a caso Allegri, salutandolo, ha specificato: "La Roma è la squadra giusta per lui perché ha un giocatore che gli serve (a Dybala), come Abraham, davanti". Proprio quella quantità di movimenti, in particolare in profondità, sono un riflesso necessario per far brillare la gioielleria di Dybala. Anche solo per allungare gli altri e dilatare quello spazio tra le linee dove l'argentino può lasciare le escoriazioni peggiori sulla pelle avversaria. Ma non solo Abraham: se Pellegrini sta evolvendo verso un giocatore sempre più dinamico, il percorso di Zaniolo è ancora difficile da pronosticare, e probabilmente nuovi sfoghi in profondità andranno trovati altrove, magari esternamente se non con un mediano che abbia anche abilità d'inserimento (chi ha detto Wijnaldum?!). Quello che fa Zakaria nel 2-0 di -Verona quest'anno, proprio sfruttando la capacità attrattiva di Dybala, ne è un chiaro esempio.

Perché Paulo Dybala, di ruolo, è un risolutore. Uno che più che farlo progredire, lo sviluppo offensivo, ha preso gusto a mettergli l'accento finale. Anche se raccontava, come accade spesso a chi nasce bagnato di talento, che l'assist gli dava più godimento di un gol. Ma col tempo si cambia, è accaduto anche a chi portava la maglia che Tiago Pinto gli avrebbe consegnato volentieri, salvo rispettoso e garbato rifiuto dell'argentino, che ha ripreso il 21, inizialmente indossato per omaggiare Zidane.

Quel generatore automatico di pericoli che è il quasi 29enne, il prossimo 15 novembre "perché i grandi attaccanti sono scorpione" come sosteneva Liedholm, viene certificato nei numeri (Fbref) sull'ultima stagione: nelle Sca (le azioni che portano a un tiro), Dybala ne somma più di 4 (4,15) a partita, classificandosi 14° in Serie A, primo juventino, e con un solo romanista davanti, Pellegrini, 3° in una graduatoria guidata da Muriel (ah, un altro sulla lista...). Sale ancora, fino al 2° posto, quando si tratta più semplicemente di calciare in porta: solo Lautaro Martinez mira più verso l'obiettivo del nuovo gioiello romanista. Ecco perché viene più naturale immaginarlo incastonato a ridosso dell'area, libero di assecondare i propri istinti ma sempre in una zona con vista sulla porta. Perché quella miscela di rapidità ed efficacia d'esecuzione, con 4 dei 9 gol su azione (un altro su rigore) segnati nell'ultimo campionato da fuori area, sembrano il passepartout ideale per far saltare le squadre sedute a ridosso della propria porta.

Dybala, poi, arriva da 7 anni alla , che se si escludono i tentativi di rivoluzione con Sarri e Pirlo presto sedati, significa aver dovuto trovare modo e maniera di coniugare le proprie doti artistiche in una chiesa, sconsacrata, del calcio più tradizionalmente italiano. Ed è qualcosa che tornerà utile anche se la prossima Roma avrà tratti controrivoluzionari rispetto alle altre, impegnate a seguire più fedelmente i canoni del calcio "alla moda". L'abilità balistica per ribaltare il campo rapidamente, le doti di protezione del pallone, quell'intuito per azionare di colpo gli assalti alla profondità di chi lo circonda, la finalizzazione mortifera. Tutto sotto l'inimitabile tocco di Mourinho, capace di mettere in contatto le anime prima che i calciatori, i sentimenti prima dei movimenti. E se sarà, allora davvero potrà far saltare il banco questo 21.

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