Ritiri e ritirate: la clausura serve davvero? Dal Milan alla Casertana: i precedenti di stagione

15/05/2015 alle 20:36.
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LAROMA24.IT (Mirko Bussi) – Dal prontuario del dirigente o allenatore di calcio, qualora vi ritroviate sperduti nelle difficoltà, le opzioni sono due. La prima: immediata sostituzione del tecnico. La seconda: tutti in ritiro. In entrambi i casi, a furor di popolo naturalmente. Eppure le panchine italiane, quest’anno, sono state più resistenti del solito: nella scorsa stagione, la metà delle squadre di Serie A arrivò al traguardo con una guida diversa rispetto a quella di partenza. La cifra è stata dimezzata, almeno per ora: “solo” Inter, Chievo Verona, Cagliari (due volte), Cesena e Atalanta hanno risolto (si fa per dire…) il problema secondo le indicazioni del prontuario. La tradizione del “ritiro punitivo”, invece, continua a stuzzicare la fantasia, anche se quasi tutti i protagonisti hanno tentato di grattare via quell’aggettivo (punitivo), che risulta troppo demodé. Al , si dice abbia portato più vantaggi di una benedizione divina, seppur consigliamo di non porre la domanda a Benitez. “Ma per un episodio a favore, ne posso trovare altri 10 a sfavore”, ribatteva convinto prima di firmare il compromesso storico nella politica dei ritiri.

E in effetti, dalla Serie A alla Lega Pro, dal Milan alla Casertana, chiudere tutti in un albergo fuori à e senza tv via cavo non ha risolto molti problemi in questa stagione. Al massimo, come avviene in alcuni casi al cambio d’allenatore, ha provocato una reazione immediata, senza spostare la rotta di una stagione.

VIVA IL RITIRO (?) – L’hanno urlato a , come si fa all’apparizione di un miracolo, dopo che la squadra di Benitez, costretta a Castelvolturno dal Presidente De Laurentiis, ha battuto la , il Wolfsburg e il Cagliari. La “clausura” dura 12 giorni, poi il 21 aprile s’interrompe: ne segue il 2-2 ininfluente al ritorno coi tedeschi e il 4-2 alla Sampdoria. Un’altra vita, sembra. Poi arriva l’Empoli e il 4-2 si ribalta a sfavore degli azzurri, il Milan viene superato anche se in 10 e dopo 70’ di vani tentativi, infine il 2-2 col Parma riporta alla mente i discorsi atavici sull’assenza di continuità del . Il filtro magico del ritiro evapora anche nel doppio confronto col Dnipro: 1-1 al San Paolo, anche se gli errori arbitrali offrono solide attenuanti, assenti invece nella sconfitta/eliminazione maturata al ritorno. Se Benitez ha subìto la scelta di De Laurentiis, Inzaghi l’ha votato prima che la società passasse al primo punto del prontuario iniziale: l’esonero. Dopo la sconfitta di Udine, infatti, la clemenza del tecnico rossonero verso il gruppo è stata sovrastata dalla frustrazione per l’ennesima sconfitta. Dunque, tutti in ritiro. Il ci ha messo oltre un’ora per abbatterli nonostante l’inferiorità numerica per tutta la gara e, nel weekend scorso, è stata la Roma a ridare il sorriso al tecnico del Milan. E l’anno scorso era stato proprio Inzaghi ad obbligare Allegri e i suoi al ritiro dopo averli battuti in un’amichevole con la Primavera e, pochi giorni dopo, lo 0-3 col Caen infettò ulteriormente la ferita. L’attuale allenatore della , come da aggiornamento del codice, si sforzò di dire che non era da intendersi come una punizione il ritiro che aveva chiuso i rossoneri dal giovedì alla domenica a Milanello. Arriverà la vittoria con l’Udinese per 1-0, seguita nella settimana successiva dall’1-1 col . Saranno gli ultimi spasmi di una squadra che da lì in poi non vincerà per 6 partite di fila (ko con Parma, e , pareggi con Lazio, Chievo Verona e ), prima di salutare Allegri ad inizio gennaio dopo il 4-3 di Sassuolo.

Chi, invece, tiene il prontuario sempre a disposizione sul comodino è Maurizio Zamparini. L’allenatore del Palermo è storicamente il posto di lavoro più transitorio della Serie A, tuttavia Iachini ha superato la prova di sopravvivenza, nonostante dopo il 3-0 di Empoli d’inizio ottobre fu costretto a convocare il gruppo ad Aiello del Friuli, 2500 abitanti e il passaggio del treno come la massima esaltazione giornaliera. Dopo la sosta per le Nazionali trascorsa in ritiro, il Palermo vinse 2-1 all’ultimo minuto col Cesena centrando la prima vittoria dell'anno e dando il via ad una sorridente stagione di metà classifica, con Zamparini che adesso può divertirsi a far annusare i suoi pezzi migliori ai colleghi d’Italia.

ABBASSO IL RITIRO (!) – Dalla Serie A fino alla Lega Pro, invece, ecco l’esercito di chi neanche costretto nello stesso posto per giorni ha trovato le soluzioni al momento di difficoltà. L’Udinese, ad esempio, finì in albergo dopo la sconfitta col Parma ed oltre al malumore dei giocatori, ne scaturì una sconfitta per 3-1 in casa contro il Palermo. Anche il Cagliari, che già aveva sperimentato il cambio in panchina, tentò la via del ritiro al termine della sfida col persa 2-0. Una settimana più tardi ne rimediò 3 dal e il Presidente Giulini saltò nuovamente all’ipotesi “A”: cambio di allenatore. Scendendo di serie, il manuale è considerato alla stregua di un testo sacro: in B è andato in ritiro il Bari di Paparesta e, anche qui, guai ad aggiungere l’indicazione di “punitivo”. Reduce dalla sconfitta per 3-0 con la Pro Vercelli, la squadra di Mangia perse anche con la Ternana al San Nicola e rimediò un altro 3-0 a Crotone due settimane dopo. Decisione successiva: via l’allenatore. Se a Devis Mangia è costato caro l’11° posto, difficilmente l’attuale decima posizione di Nicola sarà un’argomentazione valida per proseguire il rapporto.

Il ritiro era stato progettato anche a Modena, salvo poi essere annullato 24 ore dopo: in compenso i dirigenti ricevettero una vittoria per 2-0 con la Virtus Entella. All’epoca erano 17esimi, oggi sono 16esimi. Evviva. E anche a , dopo il 5-0 subito dal Carpi, si passò dalla decisione del ritiro all’annullamento in poche ore. Risultato: pareggio col Bari e poi sconfitta con lo Spezia. Immergendosi in Lega Pro, ecco l’esempio dell’Alessandria, che col ritiro “costruì” gli ultimi 2 pareggi stagionali. Al fascino della clausura non ha resisto neanche Buffon che la ordinò alla sua Carrarese: servì a vincere col Pontedera, non ad evitare la sconfitta successiva a Prato. Un mese prima ci aveva provato la Reggina, con la motivazione di dover restare concentrati per lo scontro con il Vigor Lamezia: perderanno 2-0 e oggi la società di Lillo Foti non è più tra i professionisti. Una sconfitta per 6-0, l’umore dei tifosi che s’incendia, ha obbligato anche l’Ischia al raduno forzato: pareggiarono con il Catanzaro ma poi ne presero altri 4 dalla Paganese. Come alla Casertana, dove la dirigenza rispose al derby perso con la decisione del ritiro: contribuì a vincere la partita successiva ma, da sesti in classifica a marzo, hanno tagliato il traguardo quinti, comunque fuori dalla zona play-off.

Questa stagione, però, ha anche regalato alla storia “eroi” che si sono opposti alla tradizione: come Marcolin, che rifiutò la soluzione del ritiro dopo la sconfitta per 2-0 con la Virtus Entella. Da quel giorno, il suo Catania ha infilato 5 vittorie di fila. Oppure Montella, che non seguì la proposta di Della Valle dopo la sconfitta con l’Hellas Verona ma riuscì comunque a superare la Dinamo Kiev nel ritorno dei quarti di finale di Europa League. All'Inter, invece, Mancini ha reso la domenica di Pasqua un giorno d'allenamento dopo che i nerazzurri avevano pareggiato 1-1 col Parma. Da quel giorno non hanno più perso ma, approfondendo, nelle ultime 3 gare hanno vinto contro Udinese e Lazio giocando in 11 contro 9 e pareggiato col Chievo Verona. Altrimenti, c’è la scelta rivoluzionaria di Luciano Barachini, illuminato presidente del Pontedera che nel 2013 obbligò sì la squadra a radunarsi dopo il pareggio col Prato ma in un night club, “il miglior locale di lap dance della Toscana” secondo le descrizioni. Attenzione, però: la settimana dopo ne presero 5 dal .