Il presidente della Roma James Pallotta torna a parlare della vicenda relativa al nuovo stadio giallorosso. E lo fa dagli Stati Uniti in un’intervista del 12 marzo scorso a Real Vision, una web-tv dedicata al mondo del business. Queste le sue parole:
Sei Presidente della Roma dal 2012. Adesso si guarda avanti per l’apertura dello stadio…
Lo spero. In tre anni o giù di lì. Inizieremo a costruire alla fine dell’anno, poi ci vorranno circa 28 mesi prima dell’apertura. Voglio dire, penso che la mia entrata sia stata interessante per la Roma. Sono arrivato come uno dei tre investitori passivi. Ho pensato, è Roma, potrebbe essere divertente e potremmo aiutarla a far crescere un marchio globale della città di Roma. La verità è che pensavo che il calcio fosse il peggiore sport nella storia. Prima non mi piaceva e non lo capivo. Poi, abbastanza velocemente, è diventato il mio sport preferito, o comunque al pari del basket. Ora, quando guardo una partita a casa, accendo 5 televisori insieme in stanze diverse e cammino. Se sono a Roma durante una partita non riesco a sedermi. Sto in piedi con Tonino (Tempestilli ndr), un uomo che lavora nel club, e guardiamo il match. Il mio posto fortunato è il 13 e cerco sempre di tenerlo vuoto.
Su Di Benedetto.
Io e gli altri soci abbiamo capito che non aveva né i mezzi, né le capacità per guidare una squadra di calcio europea. Così, quasi in automatico, un anno o nove mesi dopo, sono finito per diventare presidente e proprietario, mettendoci un sacco di soldi.
C’è la volontà di fare lo stadio, hai cambiato il logo, quali sono le altre tue iniziative per far crescere il marchio?
Quando abbiamo comprato la squadra, la squadra era in grave difficoltà finanziaria. I precedenti proprietari, mentre potevano aver fatto un buon lavoro in alcuni anni sul campo, prendevano in prestito da altre imprese e hanno avuto grandi quantità di debito. Fondamentalmente Unicredit penso che in pratica sia stato il proprietario della squadra. Quindi abbiamo avuto molto da fare per cambiare subito questa cosa. Penso di aver passato i primi due anni quasi combattendo esclusivamente con le banche per questo motivo, anche se avevamo un accordo e cosa si sarebbe dovuto fare. Ti ricordi in Europa in quel periodo di tempo, la crisi finanziaria in Europa colpì davvero due o tre, quattro anni dopo con le banche di quanto non fosse negli Stati Uniti. Quindi le banche erano davvero molto difficili dal punto di vista economico e anche dal lato delle azioni. E anche se avevamo un contratto che diceva, devi farlo, non lo stavano facendo. Qualunque cosa era una lotta. Quindi alla fine, dopo alcuni anni, li abbiamo liberati da tutti i debiti. Abbiamo comprato il debito da loro con uno sconto e abbiamo ottenuto anche il capitale con uno sconto sostanziale.
Dal tuo punto di vista la Roma va nella direzione giusta, ma in Italia sembra ci siano sempre tanti problemi. Cosa vedi adesso guardando il futuro?
Da italiano cerco di capire, capisco. L’Italia sta avendo problemi come questo da centinaia e migliaia di anni. Devi ricordare che l’Italia ha solo circa 160 anni. Voglio dire, gli Stati Uniti come paese sono 100 anni più vecchi. Avevano tutti questi feudi o paesi all’interno della nazione. E questi avevano una propria organizzazione. A volte è difficile far quadrare ciò che succede al nord con ciò che succede al sud o nelle isole. Penso siano stati fatti diversi errori politici nel corso degli anni. Credo che alcune delle cose che stanno succedendo oggi negli USA, sono successe 20 anni fa lì. Hanno una storia di cambiamenti continui. Gli italiani sono persone creative e se il governo può avere dei problemi, gli italiani sono tra i più ricchi in Europa. Ci sono davvero tanti soldi in Italia. Nonostante ciò, 3/4 delle transazioni avviene ancora in contanti. Questo me lo hanno detto da Mastercard.
Sono centinaia di migliaia di anni che si cerca di capire come aggirare le tasse. E lo capisco. Basti guardare come il governo ha gestito le cose in certe aree. È un esempio perfetto di ciò che ci è accaduto con lo stadio. Sono almeno tre anni che avrebbe dovuto esserci… alcuni problemi probabilmente sono stati auto-inflitti dallo costruttore che possedeva i terreni (Parnasi ndr), ma altri dal governo. A volte è solo più facile non prendere una decisione, e a volte hai un cambiamento da un governo a un altro ed è come se dovessi ricominciare tutto da capo.
La cosa frustrante è che stiamo pagando per questo. Non è come negli Stati Uniti, dove in molti casi ti danno centinaia di milioni di dollari di crediti d’imposta o agevolazioni fiscali o persino denaro per l’infrastruttura. Nel nostro caso, non otteniamo denaro per le infrastrutture, non otteniamo soldi per lo stadio. Quindi sarà un’opera finanziata privatamente che sarà utilizzata da tutta l’Italia meridionale. Costruiremo uno stadio da 54.000 posti, 270.000 metri quadrati di spazio per l’intrattenimento. Quindi speriamo che tutto sia a posto entro la fine di maggio e che non cambi nulla, così da ottenere le risorse finanziarie necessarie e mettere la prima pietra entro fine dell’anno.
Per non parlare dell’affitto che paga per lo stadio Olimpico…
Questo non è un problema tanto grande. Il discorso con lo stadio attuale è che non lo possiedi. Non hai concessioni. Cerchiamo di fare il miglior lavoro possibile. Abbiamo una grande area VIP. Facciamo un sacco di cose buone con lo stadio insieme al CONI. Ma ci sono ancora tanti limiti. Ad esempio: non ci sono taxi che vanno allo stadio. Per arrivarci è una camminata di 10 isolati. Non ci sono mezzi pubblici per raggiungerlo. Non c’è un vero parcheggio. Quindi è davvero difficile farci arrivare le persone.
Lei ha detto che spera che nel frattempo non cambi nulla. E’ un grande se… (Intervista risalente al 12 marzo)
Speriamo che i politici non mandino tutto all’aria. Sono sempre le questioni politiche che rovinano le economie. Cioè, mi preoccupo del livello di debiti come ho fatto per tutta la vita. Ma la cosa che mi preoccupa di più sono le decisioni politiche, sia in Italia che nel mondo in generale.