Preziosi, urla di rabbia «Di Bello in malafede Var? Sistema malato»

18/12/2018 alle 13:17.
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IL MESSAGGERO (S. CARINA) -  Altro giro, nuova polemica. Stavolta il penalizzato dall'assurda applicazione a targhe alterne del Var è il . E la definizione di errore inconcepibile' - dopo essere stata coniata dal presidente degli arbitri Nicchi per il fallo non sanzionato da Rocchi e non visto dall'addetto al Var Fabbri di D'Ambrosio su Zaniolo in Roma- - ora veste ad hoc per la spinta di a Pandev. Protagonisti, loro malgrado, il fischietto Di Bello e il Var Chiffi. Durissimo il j'accuse del presidente che anziché il fioretto, usa il bastone: «A me sembra che quello di domenica contro di noi non sia un errore a caso, ma in malafede. Lo dico sapendo che posso essere deferito. Su un episodio così clamoroso non si poteva non usare il Var. Il sistema è malato e sbagliato - ha spiegato intervenendo a Radio Rai 1 - Era una partita che potevamo vincere e l'abbiamo persa. L'arbitro si è rifiutato di consultare il Var e mi devono spiegare perché». Preso il via, difficile frenarlo: «Senza dimenticare che ha impiegato quattro minuti per vedere un centimetro di scarpa per annullare un gol (in occasione del fuorigioco di Piatek, ndc) e poi non ha voluto vedere l'altro episodio. Mi viene da pensare che siccome c'erano contestazioni in atto contro la Roma, andare a casa con una vittoria avrebbe reso tutti felici e contenti... Il Var così è un'arma impropria. Di per sé non è un problema ma lo diventa per come viene utilizzato. Di fronte a episodi clamorosi, come quello su Pandev, un capitano dovrebbe avere in campo il diritto di richiederne l'uso». Rincara la dose il rossoblù Perinetti sulle frequenze di Radio Crc: «Lo sconcerto è dovuto all'incredulità di come possa accadere una cosa del genere. La nostra società non coltiva la cultura del complotto e non abbiamo certamente mai alzato i toni. Mi sembra giusto però rimarcare un errore che non è concepibile. Siamo riusciti ad ottenere la tecnologia e poi dopo la limitiamo. Credo che siano battaglie di sistema». Tommasi, presidente dell'Aic, non vuol sentir parlare di malafede ma invita ad «un'applicazione più stretta, meglio una sosta in più che una polemica in più. E poi mi piacerebbe che anche la seconda ammonizione rientrasse nel protocollo. La discussione è aperta, vedremo». 
ALL'ATTACCO - Il weekend nero del Var si estende anche al derby di Torino dove i granata reclamano per un paio d'interventi (fallo su Zaza e spinta su Belotti) nell'aria bianconera: «Con la siamo particolarmente sfortunati - sentenzia sibillino il presidente del Toro - Il fallo di Matuidi su Belotti era abbastanza evidente e l'arbitro doveva andare a vedere il Var. Non siamo gli unici ad essere stati penalizzati, la stessa cosa è successa anche per il a Roma e ai giallorossi era successo con l'. Un Var controllato meglio poteva scovare degli errori che magari un arbitro non riesce a vedere». Poi la domanda delle cento pistole: «Presidente, esiste ancora la sudditanza psicologica?» Cairo, dopo qualche secondo di riflessione, replica: «Sì, penso che ci sia ancora». Nel congedarsi, ricorda quanto aveva già detto in occasione del caso Zaniolo': «Riunioni? Non credo ne servano molte, ci siamo visti un mese fa. Serve applicare il sistema ed andare al Var soprattutto in caso di dubbi forti». Anche se poi da Var (che corregge soltanto gli errori chiari. Della serie: la domanda non è se «la decisione dell'arbitro era giusta» ma se «era chiaramente sbagliata») rischierebbe di trasformarsi in moviola. Non più dunque semplice supporto ma sostitutivo dell'arbitro che diventerebbe così un mero esecutore. Possibilità che l'Aia rifiuta.

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