IL PUNTO DELLA DOMENICA - CARMELLINI: "Serve una rivoluzione" - DOTTO: "Il Guinness dell’assurdo calcistico" - VERNAZZA: "Di Francesco smarrito nel suo labirinto"

09/12/2018 alle 16:28.
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LAROMA24.IT - A Cagliari la Roma passa da 0-2 a 2-2 con il pari di Sau arrivato all'ultimo giro di orologio in 11 (i giallorossi) contro 9 (i rossoblù), e una classifica che recita soli 21 punti. Roma in crisi, Pallotta furioso e Di Francesco in bilico. "Perché questo non è più calcio ma inizia ad avere i contorni dello psicodramma, una squadra incapace di comportarsi come tale per novanta minuti consecutivi", scrive Tiziano Carmellini su "Il Tempo".

Fa eco Giancarlo Dotto sul "Corriere dello Sport": "A questa Roma non può bastare il pellegrinaggio di massa al “Divino Amore”. Aggiungerei Fatima, Lourdes e Medjugorje e non so se ce la facciamo. La Roma è la prima a non credere in se stessa. Il Guinness dell’assurdo calcistico".

Piero Torri su "Il Romanista" chiama in causa il tecnico: "Un tecnico può perdere. Pure sbagliare e straperdere. Ma non può mai tradire se stesso. Sei stato calciatore, sai meglio di chiunque altro che quei capi d'accusa nei confronti dei calciatori, possono essere soltanto l'anticamera del fallimento".

Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

IL TEMPO (T. CARMELLINI)

A raccontarla sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. La Roma in Sardegna, dopo aver dominato un primo tempo chiuso 2-0, riesce nella ripresa a farsi raggiungere al novantacinquesimo dal gol di Sau che non segnava da febbraio scorso, contro da un Cagliari già orfano di Barella e Pavoletti e rimasto in nove uomini per le espulsioni di Ceppitelli e Srna. Un finale nel quale succede di tutto, che cambia il risultato definitivo e forse (anzi in molti sperano) anche il futuro di questa Roma che cosi non può andare più avanti. Perché questo non è più calcio ma inizia ad avere i contorni dello psicodramma, una squadra incapace di comportarsi come tale per novanta minuti consecutivi. Era già successo con Chievo, Milan, Napoli, ma quanto visto ieri a Cagliari va oltre tutto.

E niente spiega la questione meglio dei numeri per una Roma che si ritrova dopo quindici giornate con ventuno punti in classifica (13 meno della scorsa stagione) e che ha vinto una sola gara delle ultime sette. Il problema c'è ed è pure bello grosso per un gruppo partito con l'obiettivo minino di centrare la zona Champions ma che al momento sarebbe fuori anche dall'Europa League. E quel sorriso incredulo che di Di Francesco si ritrova stampato in faccia dopo il gol di Sau cinque minuti oltre il novantesimo di una partita già vinta, è la sintesi perfetta della giornata. La sensazione è che nemmeno il tecnico giallorosso sappia più che cosa fare con questa squadra che passa da serata di grazia (contro l'Inter avrebbe meritato di vincere e se non ci fosse stata la devastante coppia Rocchi-Fabbri lo avrebbe anche fatto), a giornate come quella surreale vissuta ieri in Sardegna. Ma se torni a casa senza essere riuscita a vincere contro questo Cagliari orfano delle sue pedine migliori, tutti gli acciacchi e le assenze che hai non posso essere più un alibi credibile. Serve una rivoluzione, qualcosa in grado di rimettere le cose a posto, perché questa squadra si deve assumere le sue responsabilità. Pallotta dagli States tuona e probabilmente come sempre accade nel calcio alla fine pagherà il tecnico, ma siamo sicuri che sia tutta colpa sua? No, non puo essere cosi anzi!


CORRIERE DELLO SPORT (G. DOTTO)

A questa Roma non può bastare il pellegrinaggio di massa al “Divino Amore”. Aggiungerei Fatima, Lourdes e Medjugorje e non so se ce la facciamo. [...] Eusebio che ride vorrebbe sminuire agli occhi del mondo ma è invece la rappresentazione più acuta del dolore. Perché incomprensibile. Perché inatteso. E con lui hanno riso attoniti, a migliaia, i tifosi giallorossi. Una risata di massa che li seppellirà. L’assurdo calcistico ha scelto la Roma per manifestarsi. [...]  Una Roma da cui ci si aspettava, dopo l’Inter, l’emozione inebriante di una conferma. Una squadra in totale controllo. Sembrava. La Roma dei Kolarov, dei Manolas, degli Zaniolo (anche ieri il migliore e vietato al gol solo da un Cragno in versione mostro) che vince 2-0 all’85’ contro il Cagliari di Padoin e Ceppitelli, decapitato di tutto il talento di cui dispone, Barella, Castro e Pavoletti, e solo il vento brutalmente amico. Una Roma che prende il 2-1 quando ci si aspettava solo il 3-0, in una mischia dove i tremebondi sono le pertiche in versione grigia e non i bassotti sardi, e un Olsen bravo a smanacciare tutto, ma disperatamente inchiodato tra i pali come fossero il suo Golgota (per tutti quelli che sottovalutano la perdita di Alisson, giocatore e leader totale). Ok, pazienza, ti dici. Destino della Roma è dare saggi fantasiosi di masochismo. Ma altolà, il precedente di due anni prima, dal 2-0 al 2-2, rende guardinghi. Poi, a trenta secondi ribolle, umiliato, il sangue agli occhi. È fatta. Ti dici. Eusebio può ridere, pensi. Tre punti recuperati all’Inter.

Infatti, Eusebio ride. [...] E poi Eusebio, dopo aver riso, si arrabbia. Da copione. Lo stesso Eusebio che, con i suoi cambi, costringe a difendersi una squadra che non sa difendere. Per favore, voi di Trigoria, ascoltatelo. È lui il primo a confessare, candido e onesto, la sua impotenza. [...] E santi e santuari. La Roma è la prima a non credere in se stessa. [... ] Il Guinness dell’assurdo calcistico.


IL ROMANISTA (P. TORRI)

Un tecnico può perdere. Pure sbagliare e straperdere. Ma non può mai tradire se stesso. Di Francesco lo ha fatto. È un anno e mezzo che lo sentiamo parlare, peraltro con piacere condivisibile, di un calcio aggressivo, propositivo, offensivo. La Roma quest'anno non lo ha quasi mai fatto [...]. Dove è finito l'allenatore che nella sua prima stagione sulla panchina giallorossa, non aveva mai abbassato lo sguardo neppure di fronte a Chelsea, Barcellona, Liverpool? Dissolto, sparito, squagliato, come la sua squadra che non è più la sua squadra o almeno quella dei suoi sogni. L'ibrido che è la Roma di questa stagione, non porta da nessuna parte. [...]

E come mai la tua Roma, caro Eusebio, ogni volta che è andata sotto non è mai stata capace di ribaltare un risultato? E poi perché in tanti, troppi, dopo partita di questo malinconico campionato, abbiamo sentito (pure i calciatori) puntare il dito sulla squadra, su quello che gli avevi detto di fare e non aveva fatto? Sei stato calciatore, sai meglio di chiunque altro che quei capi d'accusa nei confronti dei calciatori, possono essere soltanto l'anticamera del fallimento.


GAZZETTA DELLO SPORT (S. VERNAZZA)

[...] Il Napoli è a meno otto dalla Juve, ma a più sei sull’Inter. Tra secondo e terzo posto si è creata una discreta spaccatura, l’Inter rischia di essere risucchiata dalla concorrenza e di ripiombare come un anno fa nell’incubo di una qualificazione in bilico fino all’ultimo. Buon per Luciano Spalletti che Roma e Lazio si siano attorcigliate allo scadere delle rispettive partite. Il sabato maledetto delle romane. La Roma è stata raggiunta in extremis dal Cagliari: crisi conclamata dei giallorossi, Di Francesco smarrito nel suo labirinto. La Lazio contro la Samp ha pareggiato una partita che aveva quasi vinto: botta e risposta tra Immobile e Saponara molto oltre il novantesimo. Roma rallenta e il Milan gode. [...]

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